Grida nell’aria

Un grido, acuto e prolungato, lacerò il cielo. Alzai lo sguardo immediatamente e lo vidi: un passero inseguiva una cornacchia che volava via con un uccellino in bocca, forse un piccolo, forse un compagno o una compagna, forse un amico. Pensai alla creatura che gridava di dolore per la perdita, pensai alla vittima, ormai non più salvabile, e pensai al predatore reo di tale delitto.
Mi stupì l’audacia del passero, il suo coraggio, la convinzione di poter intervenire e cambiare le cose. E mi stupì la fuga della cornacchia, sicuramente più forte, ma indubbiamente timorosa di perdere la sua preda. Questa convinzione mi sembrò bizzarra: com’era possibile che essa provasse tale paura? Era più grande, più forte, da cosa veniva la sua insicurezza? Magari dalla consapevolezza della disperazione del passero e dall’idea che se non fosse volata via, questi avrebbe cercato di beccarla per farle mollare la presa, ottenendo vittoria.

Mentre ragionavo su quella contesa fui distratta da altre grida, più forti, più prolungate. Grida umane, che nulla avevano di straziante, bensì infastidivano alquanto l’udito. Provenivano da una finestra aperta, simili allo stridere del gesso sulla lavagna. Una moglie inveiva contro il marito accusandolo di chissà quali mancanze. Mi sembrava quasi di vederli, intenti nel loro ruolo, lei di attacco e lui di difesa, lei ostinata e prevaricante e lui sottomesso e incapace di alcuna discolpa.

Erano due modi di gridare, volti entrambi a farsi ascoltare, a dire la propria, a chiedere aiuto… No, forse non è proprio così… Se le grida del passero non lasciavano adito a dubbio, perché volte al salvataggio, quelle della donna, invece, potevano non essere chiare. Gridava per zittire l’altro o lo faceva perché aveva ragione? E se aveva ragione, che bisogno aveva di superare il marito in emissioni sonore? Di solito, gridando, si mostra di non voler sentire altro che la propria voce, non si lascia spazio alla controparte, sminuendone l’importanza. Una buona voce serve al cantante, all’attore e a tutti coloro che hanno necessità di farsi sentire anche da chi è più lontano, e serve ai venditori che, tramite essa, escono dal mucchio attirando la clientela. Ma in uno scambio di idee, in una contesa, dove solo il confronto può sistemare le cose, gridare, invece che parlare, dimostra in definitiva poca volontà di risolvere le cose.

Purtroppo il mio dubbio non si esaurisce, perché ce n’è anche per il marito. Mi chiedo per l’appunto quanto egli fosse complice di quelle grida e quanto veritiera fosse la sua posizione di vittima: era succube e nulla poteva per evitare tale reazione, o invece lasciava alla moglie l’onere dell’acuto per poter evidenziare il trauma subito, anche agli occhi del mondo che dalla finestra aperta avrebbe ricevuto il suo disagio? In fondo è anche vero che, gridando, un po’ di rabbia viene smaltita rimanendo stanchi e senza alcuna voglia di proseguire, quasi svuotati di ogni ragione…

47 pensieri su “Grida nell’aria

  1. Qualcuno mi pare che abbia detto che ci sono più cose in cielo che in terra. Però, a me sembra che, ciò che accade in cielo, sia più comprensibile, alle volte, di ciò che ci coinvolge in terra…
    Più che mai un piacere leggerti. Trovo che le considerazioni espresse siano assai condivisibili..
    Un saluto ed un fiore…

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  2. Il grido del passero é un grido di dolore e disperazione,alla faccia degli ignoranti che dicono che gli animali non hanno sentimenti.Gli umani troppo spesso gridano per prevaricare gli altri,come la situazione che hai descritto.Chi grida non ascolta,vuole solamente dire la sua con prepotenza.Personalmente le mie orecchie si chiudono quando odono certe grida.Non ascolto chi sbraita.Quando discuto lo faccio con tutta la calma possibile,cercando di tenere l’incazzamento imbrigliato dalla ragione.Per sfogarmi uso il karate o il kung fu,non la mia ugola e la pazienza degli altri 😊

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  3. A Napoli si dice che auciell saccocchien into ciel e i fetient saccoppian pe terra. Ovvero gli uccelli si accoppiano in cielo e i fetentoni a terra. Non so…ma quelle grida mi paiono umane e il simbolismo del post mi fa pensare a una realtà fin troppo terrena…

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  4. “Gridando, si mostra di non voler sentire altro che la propria voce, non si lascia spazio alla controparte, sminuendone l’importanza” rappresenta la maggior parte delle situazioni.
    Poi c’è, secondo me, anche il grido dietro al quale si nasconde la resa, la perdita di speranza per un aspettativa disattesa. In ogni caso si sbaglia. Bel pezzo.

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  5. A me che abito a Mestre mi meraviglio che esistano ancora i passeri e le cornacchie , le rondini e le tortore , i merli e le gazze … ciò mi ha fatto pensare il tuo post. grazie ☺ .

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  6. Non abbiamo ancora avuto modo di “conoscerci” bene, se non tramite qualche fugace lettura e qualche timido like, Apprezzo molto i tuoi articoli, li leggo con sincero interesse. Sono sicura che passare di qui mi darà felici spunti di riflessione e per questo ti ringrazio 🙂

    Detto questo…il conflitto mi annienta. Lo fuggo con tutte le mie forze… se poi si grida è la fine e io vorrei ficcare la testa sotto la sabbia.
    Davvero, mi sento esattamente come si sentirebbe un pesce fuor d’acqua. Mi dà una sofferenza fisica, prima ancora che emotiva.
    Anche per questo cerco sempre di percorrere la strada dell’assertività, con ogni mezzo.
    Dicono sia la via più saggia (oltre che faticosa) ma non sono più del tutto sicura che sia sempre quella giusta da percorrere.
    Molto spesso il conflitto è comunicazione, è affermazione, è ridefinizione di individualità laddove la volontà di comunicare non è reciproca. Talvolta è un modo goffo per esprimere che teniamo davvero a qualcosa o qualcuno. E’ il caos che scuote l’aria viziata dei rapporti saturi di noia, è la sveglia che se rimane muta rischia di farti perdere il treno.
    Insomma, qualche volta (e sottolineo qualche volta!) credo che litigare possa fare bene 😉

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    • Sono contenta che i miei post portino alla riflessione, è il mio intento. E sì, sono d’accordo con te sul fatto che litigare possa far bene, specialmente in famiglia dove avviene un confronto giornaliero. Ciò che porta danno è il litigio usato come difesa, che non ha altra finalità che mascherare la proprio incapacità o mancanza di disponibilità. Benvenuta!

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  7. Credo che gridare, a meno che non ci si trovi in una situazione di grande pericolo, serva molto
    a poco; discutendo con calma si ottengono dei risultati migliori e ci si stressa di meno….
    Buon martedì, Dora, silvia

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