Il mio seno

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“Il mio pensiero è andato subito alla mia adolescenza, quando il seno stava cominciando a crescere ed io me lo sarei tagliato se avessi potuto…”

Leggete l’articolo che segue. Lo so che tanti di voi preferiscono la pace per il proprio cuore e che, pur avendo coscienza delle brutture del mondo, sono convinti che la propria sofferenza non possa contribuire a migliorarlo. Ma è leggendo questo articolo che si dà risposta a tutti coloro che responsabilizzano la donna che viene stuprata e che attribuiscono al bambino doti seduttive e libidinose, pur di legittimare l’abuso.

Leggete e poi chiedetevi perché certe madri hanno scelto di mutilare le proprie figlie. Chiedetevi se questa mutilazione non sia un altro modo di colpevolizzare le donne, un’azione che viene da un senso di colpa profondo instillato negli anni nella coscienza femminile.

Stiramento del seno: l’atroce tortura sulle bambine africane

Leggendo questo articolo, il mio pensiero è andato subito alla mia adolescenza, quando il seno stava cominciando a crescere ed io me lo sarei tagliato se avessi potuto. Sì, l’avrei eliminato per non farlo vedere a lui, per questo ero arrivata a costringerlo in reggiseni più piccoli del necessario. Sono stati anni di disagio, di ansia. Avevo timore che, notando la crescita del seno, si sarebbe fatto avanti, elemosinando qualche possibilità, come già un tempo aveva fatto. Mi inorridiva l’idea che lui mi guardasse, mi analizzasse, cercando di penetrare con lo sguardo sotto gli abiti che indossavo.

Ma lui non era l’unico a tormentarmi. Non ero libera di uscire per strada senza sentire i commenti di qualche uomo, appostato come un avvoltoio, nell’attesa del passaggio di qualche femmina da sporcare con apprezzamenti volgari.

Non mi vestivo in maniera provocante, cercavo di scomparire in gonne larghe e maglioni di mio padre… ma questo non bastava, perché ovunque ci fosse un po’ di folla era grande il rischio di una mano pronta a toccarmi, facendomi sentire colpevole, sporca, sotto osservazione, meritevole solo di certe attenzioni.

Per tanto tempo ho odiato la mia terra, perché credevo che solo lì potessero avvenire certe cose. E pensavo che fosse colpa mia, perché mi ero lasciata usare dal vecchio che aveva approfittato della mia infanzia.

Per quanto tempo ancora i bambini dovranno subire la violenza degli adulti?

Per quanto tempo ancora le donne si vedranno addossare la responsabilità di ciò che subiscono, arrivando a eliminare il seno delle loro figlie per tutelarle?

Non sarebbe il caso di adoperarsi per cambiare le cose, invece di passare il tempo a esibirsi con opinioni e battaglie di comodo?

Tutto si può cambiare, basta volerlo. Ed io mi chiedo e vi chiedo: interessa veramente eliminare gli abusi e gli stupri dalla società?

Non è vero che non abbiamo potere, che non possiamo fare nulla. Ognuno di noi ha un grande potere: l’indignazione, l’informazione, l’istruzione.

104 pensieri su “Il mio seno

  1. Questo post mi ha davvero toccata e colpita. Grazie. Informare, studiare, insegnare ai propri figli come si trattano le persone e le donne credo sia l’unica via possibile. Non basterà. O sarà un percorso lunghissimo ma credo sia l’unico sistema possibile.

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    • Lo stiramento del seno lo trovo diverso come motivazioni. Con l’infibulazione si toglie alla femmina la possibilità di “amare” il rapporto sessuale, una pratica atroce e senza alcun senso, che, dal mio punto di vista, non ha nulla a che fare con il senso di colpa, perché in questa maniera le femmine non vengono tutelate, ma vendute.
      Mentre agire sul seno, modificando l’aspetto, lo inquadro come un tentativo di nascondere agli occhi degli uomini le giovani, facendole somigliare ad un maschio. Sembra quasi che le madri non abbiano scelta, convinte che è solo per l’aspetto che le donne vengono prese di mira, ecco perché lo vedo molto più frutto del senso di colpa…

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      • Una cultura lontana anni luce da noi, ma che io, sola con il mio senso di colpa e lo schifo che provavo, ho in qualche modo tentato…
        Mi chiedo quante vittime, come me, hanno avuto, ed hanno, lo stesso pensiero…

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      • Dora, io sono molto pessimista.
        Pessimista che la nostra società attuale possa portare al rispetto del corpo e della persona femminile come sarebbe auspicabile.
        Pessimista perché le violenze continuano, perché gli omicidi sono quotidiani, perché la mentalità non cambierà mai nella testa di ca**o di molti maschi.
        Cultura, religione, sopraffazione, egoismo… come mai si potrà estirpare tutto ciò?

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      • Con la preferenza che accordiamo ad ogni parola, ad ogni agire. Come dicevo a Franca la nostra è una società di consumi.
        Quanti like, quante condivisioni, passaparola ricevono le parole volgari, piene di rabbia e accanimento, che istigano all’odio e all’annullamento del pensiero personale?
        Quanto potere abbiamo mostrando interesse e attenzione?
        Nulla avviene per caso, voluto solo da altri…

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      • Mah, io la penso in modo un po’ diverso, nel senso che non ho mai dato troppa importanza ai “like” dati sia a chi istiga all’odio, sia a chi difende un ideale. I like li giudico effimeri.
        Penso viceversa che ognuno di noi si prende a cuore una causa SOLO se l’ha vissuta in prima persona o ne è venuto a conoscenza in modo diretto. E questo genera purtroppo molto menefreghismo, con la equiparazione di argomenti che mi lascia perplesso, nel senso che la violenza su una donna ottiene la stessa attenzione di una qualsiasi altra notizia.

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      • Lo stupro non viene preso in considerazione come qualsiasi notizia, con esso veicolano morbosità e chiavi di lettura che vengono inserite secondo la propria convenienza. Gli stupri e gli abusi sono occasioni ghiotte per dirigere il pensiero della massa verso la direzione più conveniente.
        Se le cose non stessero così e i like davvero non avessero tutto questo potere, la gente dovrebbe preferire domande agli insulti. Si dovrebbe pretendere una riflessione sul perché le cose avvengono e non partecipare solo ad una gogna del mostro.
        I mostri vengono creati dalla società, sono figli della società, del suo pensare, e della tacita autorizzazione che essa dà

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  2. Conoscevo anche questo orrore. Da quello che ho capito é una paradossale protezione che le madri credono di dare alle figlie per renderle meno “appetitili” ai troppi stupratori che circolano da quelle parti. L’educazione é tutto,ma deve essere inculcata bene sia a casa che a scuola che nella società. Cosa potrà mai pensare una ragazzina a cui viene insegnato che il suo corpo è sacro e inviolabile quando vede un pedofilo o uno stupratore uscire di galera dopo pochissimo tempo,se ci va? Ci sono vittime che incontrano quotidianamente il loro carnefice e alla fine sono loro a dover cambiare città.

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    • Sappiamo bene che fino a quando gli stupri e gli abusi verranno usati come delle bandiere in guerre più o meno personali, volte a raggiungere scopi quasi mai sociali, non avranno mai fine.
      La nostra società, cosiddetta civile, è carica di odio, di menefreghismo. Pur di non ammettere le proprie responsabilità si tende a deviare i discorsi e l’attenzione, incentrando sulle “colpe” della donna il motivo delle violenze. Fino a quando si raccomanderà alle donne di essere caute e le si rimprovererà per il loro abbigliamento le cose non cambieranno.
      Se la nostra società non smetterà di divorare i cuccioli e sopraffare le femmine, non potremo mai pensare di aiutare altri a migliorare.
      Per cambiare le cose, dovremo sforzarci di ammettere la realtà ed avere il coraggio di vederci per come siamo e per quel che avviene.
      La maggior parte degli stupri e degli abusi avviene in famiglia. Ognuno di noi è toccato in qualche modo, se non in maniera diretta almeno per qualcuno che conosciamo e che spesso facciamo finta di non vedere.
      Quando incomincio a parlare di abuso, la gente scappa, si ripara dietro il dolore provato, sicuri di non poter far nulla. Ma è il loro voltarsi dall’altra parte che legittima, il non voler sentire e parlare, il non pretendere un cambiamento.

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  3. Non trovo le parole per commentare visto che ne sono completamente coinvolta. So che vi è sofferenza, prima durante e dopo. Sofferenza nel fisico e nella mente. Informarsi è doveroso, l’indignazione arriva di conseguenza, sperare che le cose possano cambiare diventa una preghiera.

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  4. Metto “mi piace” nel senso che intendi tu. Parlarne perché non possa più essere neanche lontanamente accettabile e non passi sotto silenzio, parlarne perché chi è “vittima” si renda conto di poter essere anche molto, molto altro, persona di valore, da rispettare nella sua interezza.

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    • Io come vittima dovrei essere quella che chiede aiuto, invece mi ritrovo nell’esortare, nel cercare di spiegare e pretendere soluzioni… Continua a non esserci giustizia.
      Sono uscita dal senso di colpa solo con le mie forze e la mia volontà, ma continuo ad essere giudicata e violentata… perché la violenza la subisco ogni volta in cui si fugge, ad ogni impotenza, ad ogni stupro. Continuo a ricevere messaggi che mi orientano verso il silenzio, verso la resa.
      Sono stanca di vedere usare le vittime, di veder violati i bambini.
      Adesso basta!
      Questo vorrei sentirlo gridare da tutti… sarebbe un modo per far sapere alle vittime che non sono colpevoli, sarebbe un modo per dire ai colpevoli che non saranno più tollerati

      "Mi piace"

  5. Ho letto, non conoscevo questa pratica, ne sono rimasta turbata e scossa. Hai ragione che conoscere e informarsi è fondamentale, anche se richiede impegno e forza. Eppur sono convinta, come te, che è doveroso, non solo utile, parlarne, affrontare il tema con i nostri figli, creare una cultura della condivisione e dell’ascolto.

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    • Purtroppo ciò non avviene, la gente è restia a parlarne. Ricevo in privato complimenti per il libro, confessioni, solidarietà. Lo fanno nell’ombra di una chat, di una mail, come se leggere il mio libro fosse una cosa privata…
      Le cose non cambieranno fino a quando non chiederemo a chi ci rappresenta (e non parlo solo di governo) di abbassare i toni.
      Dobbiamo pretendere che se ne parli. Protagoniste devono diventare le vittime, non come caso umano, ma come creature da proteggere

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  6. Condivido in toto la tua preoccupazione Dora. Noi possiamo agire con la parola, facendo girare informazioni, tu con la tua preziosa testimonianza… Tutto questo contro il muro di gomma di chi usa il dramma dell’abuso o dello stupro per altri scopi, costruisce titoli sensazionalistici sui quotidiani, pubblica stralci di verbali con dettagli che nulla aggiungono al fatto. La donna o il bambino sono un accessorio – ne abbiamo già scritto anche su fb – ma a certi umuncoli (e anche donne purtroppo) pare non importare che con determinate scelte stuprano una seconda, terza, quarta volta.
    Un abbraccio grande ❤

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    • L’ho già detto, mi piacerebbe, come vittima, veder prese le difese della vittima in ogni modo, ma quello che vedo è solo un esibire le proprie qualità oratorie. Io, vittima, vengo zittita, snobbata, a meno che non soddisfi la morbosità e l’uso che della mia storia si può fare.
      Ho vissuto l’abuso come una cosa dovuta, e mi è stato tacitamente suggerito di vedermi come unica responsabile. Ora però non sono più la bambina di allora, ora pretendo di essere ascoltata… ma è pur vero che non porto con me scalpore, che non fa clamore il modo in cui parlo, ben lontano dai toni in uso.
      Per questo asserisco che è la massa, e non i pochi, a decidere le sorti di se stessa…

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  7. Non conoscevo questa pratica, retaggio di società primitive. Mi impressiona che un buon numero si pratichi nel Regno Unito… tollerato in nome del rispetto delle “culture” diverse? Spero di no… anche se ricordo che persino qui da noi qualcuno voleva ambutorializzare l’escissione per evitare che lo praticassero le “mammane”, invece di denunciarle per lesioni e violenze personali. Ma capisco che il tuo discorso è sulla visione che l’uomo ha del corpo della donna e della difesa, volontaria o non, che la donna deve opporre. Su questo anche dalle nostre parti si ha l’impressione che si sia tornati indietro, le violenze sono all’ordine del giorno. Educazione, tanta, e repressione severa ci vuole! E solidarietà tra le donne, principalmente.

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  8. Sembra non finire mai questo elenco di tortue, abusi e stupri che perseguita il genere femminile: sembra proprio che la fantasia umana ci si sia sbizzarrita in un impeto di perversione che non ha fine… Che dire? Come già detto: l’unico modo per progredire nella discussione, è quello di sfatare il mito che ci vede noi civilizzati e gli altri incivili: la violenza sulle donne non ha ceto, religione, etnia o altro, da sempre è espressione di possesso del genere maschile su quello femminile. Dunque è da questo punto che si deve partire nell’educazione delle nuove generazioni. E sarebbe sempre benvenuto un maggior senso di solidarietà, anche a costo(come suggerisci bene tu)di arrivare al boicottaggio di quei paesi e società in cui l’oppressione e la violenza sono fatti mascherati da religiosità e tradizioni…
    Un bacio scintillante di stelle…

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    • Non è il boicottaggio di paesi e società quel che intendo io, ma l’indifferenza verso atteggiamenti rivolti solo a dividere e alimentare contese. Non sono una buonista e non parlo a livello religioso, ma umano.
      Lì dove le masse vengono aizzate l’una contro l’altro è regola che risponda nel modo in cui ha inteso e senza più controllo. E’ logica.
      Certi toni usati tanto in politica, quanto tra gente comune, le parole usate sempre più legate a una sessualità distorta, rodono le menti fragili che si sentono in dovere di intervenire o ne traggono motivo di legittimazione…
      Le preferenze di cui parlo, per cui la massa ha il potere senza rendersene conto sono semplici. Basterebbe essere indifferenti, invece di riportare… ma evidenziare lo stupore a volte gratifica più di qualsiasi forma di partecipazione…

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      • Sfondi non una porta, ma un portone aperto, mia dolce Dora: è quel che mi sforzo sempre di far notare anche a molti blogger dalla”rabbia facile”che finiscono per unirsi alla cacofonia dei discorsi facili da bar, in cui si segnalano pure molte donne nella gara per chi vomita i peggiori insulti o ragionamenti viscerali… Tieni di conto che, anche qualcuna che si dice inorridita da tutto ciò, pur essendo donna, poi non si trattiene dall’impostare la propria propaganda politica in modo da andare a colpire altre donne nei diritti …

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      • Ne sono convinta Silviatico, da donna credo che spesso siano le donne le più feroci nemiche delle altre donne.
        Senza fare esempi da social ripenso alle madri che esortano i figli maschi a non farsi mettere i piedi in testa dalle femmine. Innumerevoli sono le frasi in merito che potrei riportare, come eredità femminile. Un esempio, un detto di tempi lontani che ben spiega quel che certe donne pensavano:
        “La donna solo con il somaro non va a letto perché le rompe le lenzuola”
        Da questa frase si deduce il disprezzo che spesso ha diviso le “femmine”, e dico femmine perché ciò mi fa pensare più ad una rivalità del regno animale che umano… invece a quanto pare le nostre dinamiche sociali non sono molto differenti…

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      • Ecco, vedi? Abbiamo messo la questione nel suo alveo naturale: l’uomo, riuscirà ad uscire dalla sua animalità per approdare ad un nuovo livello di esistenza più civile, senza snaturare il suo essere animale?

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      • Può riuscirci, ma prima deve dimostrare a se stesso cosa è davvero. L’essere umano è in grado di fare cose grandi, ma spesso non ricorda le motivazioni per cui dovrebbe, o potrebbe, farle. La motivazione principale dovrebbe essere il rispetto per se stessi:
        Io ho diritto ad una storia d’amore, non devo sminuire me stesso rubando un corpo per uno sfogo momentaneo. Non è solo questo che mi spetta… anche se nessuno saprà io avrò visto, sono il testimone di me stesso. Io so ciò che ho fatto e quanto valgo… E poi, perché negarmi l’innamoramento, l’estasi della complicità amorosa, la felicità e il dolore dell’amare ed essere amati? Valgo meno degli altri e per questo do a me stesso solo la solitudine di una violenza?
        Il rispetto si sé che molti hanno messo da parte, che non viene più tramandato e ha lasciato posto ad una soddisfazione effimera e momentanea, che non porterà ad altro che a insicurezza…

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      • Ma l’amore per se stessi però non si discosta… Cosa c’è di più gratificante di un rapporto sessuale in cui le parti si dimostrano il reciproco apprezzamento?
        Il corteggiamento, anche solo per una sola serata insieme, stuzzica i sensi e la mente, mette in atto la fantasia… perché privarsi di queste emozioni?
        Il rapporto sessuale può avere la sua bellezza anche senza amarsi, purché guadagnata con il proprio valore… Allora sì che ne guadagnano l’ego e l’umore anche…

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      • Il rispetto per se stessi, dovrebbe essere la prima materia di studio, come quella per la sopravvivenza. I genitori dovrebbero insegnarlo sin da quando si aprono gli occhi. Il rispetto per stessi è quello che ci manca, assieme ad un reale conforto. Ci si ritrova gettati in un mondo in cui, se non si ha rispetto per se stessi, non si può imparare ad averne per gli altri…

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      • Chi può dirlo che tutto ciò non stia già avvenendo a nostra insaputa?Come diceva qualcuno: i processi storici vengono sempre da molto lontano, quando noi li vediamo è solo perchè ci siamo sbattuti contro, come ad un muro…
        Abbraccio d’immenso

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  9. E’ una straordinaria coincidenza che entrambe, nello stesso giorno, abbiamo pubblicato un post sulle violenze che vengono usate sulle donne.
    Ognuna a modo proprio, con il proprio stile, ovviamente, ma abbiamo messo in evidenza gli stessi aspetti, abbiamo espresso uguali giudizi.
    Sono un po’ stanca e demoralizzata, ho forse anche perso un po’ di speranza, tanto che non volevo quasi più scrivere di violenza contro le donne, ma mi è venuto da pensare che se non lo avessi più fatto, di fronte a quello che succede quasi ogni giorno ormai, mi sarei arresa senza aver combattuto e che non avrei fatto la mia parte in questa difficile battaglia per cambiare la mentalità comune non solo dell’uomo, ma delle stesse donne.
    Non so se scriverne possa essere davvero utile, ma tacere è peggio di qualsiasi cosa, anche una piccolissima cosa come esprimere un parere in un blog.
    Il silenzio darebbe ragione al perpetuarsi di una “cultura” sulla donna che risale alla notte dei tempi, e lasciare spazio solo a chi usa strumentalmente le notizie di fatti che, purtroppo, si ripetono sempre più frequentemente.
    Questa dello stiramento del seno è una pratica che non conoscevo, quindi si è aggiunta adesso, per me, alle altre torture commesse sugli organi genitali femminili.
    Io sto male, Dora, sto fisicamente male, quando leggo notizie come questa e ne vedo le immagini. Sono arrivata al punto di sentire su me stessa l’effetto di queste atrocità. Questo è uno degli altri motivi per cui ho difficoltà a scriverne.
    Ma condivido pienamente quello che tu dici, anche la visione delle diverse motivazioni tra le varie “mutilazioni”. Una pratica che è nata per “difendere” una figlia da eventuali violenze maschili è diversa dall’ infibulazione, anche se fa parte di una cultura primitiva che va in ogni caso combattuta e cambiata.
    Mi fa letteralmente schifo, invece, ma proprio tanto, l’uso che viene fatto, solo per sporchi interessi politici, degli stupri di cui abbiamo notizia in questi giorni, mi fa schifo quando si grida allo scandalo quando si tratta di atti compiuti da immigrati e si tace quando si tratta di quelli compiuti da italiani.
    Come afferma Woode, scusami, Silviatico, “la violenza sulle donne non ha ceto, religione, etnia o altro, da sempre è espressione di possesso del genere maschile su quello femminile”. Infatti, come dici anche tu, la maggior parte degli stupri avviene tra le mura domestiche ed è proprio all’interno di queste mura che c’è bisogno di educare le nuove generazioni. Ma c’è bisogno anche che la donna cominci ad educare se stessa, e ad educare i propri figli al rispetto per le donne. Condivido le considerazioni che fai sull’educazione della famiglia nella sua totalità, e penso come te che la donna per prima debba cambiare nei confronti delle altre donne. Se non c’è comprensione, solidarietà, condivisione tra le donne, dubito che si possa arrivare da qualche parte.
    Più che appropriato il proverbio che citi, frutto di un’idea snaturata della sessualità, che dovrebbe essere ben altra cosa da come spesso viene vissuta oggi. E, comunque, uno stupro ha veramente poco a che fare con la passione e la sessualità.
    Mi piace molto lo scambio di pensieri tra te e Silviatico, avete espresso esattamente i miei, bello e fondamentale il concetto che esprimete sul rispetto, per gli altri, ma prima di tutto per se stessi. Un pensiero anche mio, che condivido con voi, perché il rispetto per stessi è proprio quello che ci porta ad averne per gli altri, e riusciremmo a trasmetterlo e ad insegnarlo con più facilità a chi abbiamo il compito di crescere ed educare, se noi per primi lo esercitassimo. Non ci sarebbe bisogno di tanti discorsi, il nostro comportamento parlerebbe per noi. E, allora sì, che qualcosa potrebbe cambiare.
    Un sogno, Dora? Allora anch’io non ho ancora smesso di sognare! Perché non volevo più scrivere … e ho fatto un lungo “polpettone”. Scusami per tutto lo spazio che ho occupato.
    Continua a parlare, Dora, a raccontare la sofferenza e le grida di dolore di altre donne che non hanno voce, è fondamentale rompere il silenzio, conoscere e far conoscere.
    Io sono con te, cerco di fare la mia piccola parte, ma in ogni caso, nei momenti in cui non ce la dovessi fare, non dimenticare mai che tu sei voce anche per me.
    Un abbraccio grande, amica mia, e una notte serena. ❤ ❤ ❤

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    • Volevo risponderti solo con un forte abbraccio, perché non è necessario aggiungere altro a ciò che hai detto. Ma colgo l’occasione del tuo commento e la persona che sei per ribadire la convinzione che mi porto dentro: cambiare le cose si può, in quanto consumatori. La società moderna si basa sulle preferenze, tutto, dalle leggi ai personaggi politici, varia in base al consenso che noi diamo. Forse alcuni potrebbero storcere il naso, ma un semplice esempio qual è quello dell’olio di palma esprime chiaramente il concetto. Per risparmiare, tutti i produttori avevano adottato l’olio di palma e per anni lo abbiamo mangiato senza lamentarci. Poi, qualcuno ha lanciato l’allarme di un suo ipotetico effetto nocivo sulla salute. A questo son seguiti condivisioni, articoli, rabbia, malcontento, e tutto ciò ha portato all’eliminazione di questo ingrediente da una moltitudine di industrie. Il motto, il vanto, che ora leggiamo sulle confezioni è: “Non contiene olio di palma”.
      Questo fa comprendere che se da un lato siamo consumatori inermi e succubi della globalizzazione, d’altro canto abbiamo più potere decisionale di quanto ne sappiamo usare. Per questo sono convinta che in realtà non ci sia un interesse reale ad eliminare stupri e abusi. Vuoi per paura, per interessi di alcuni, per ignoranza, per menefreghismo… a ognuno la sua motivazione. Fatto sta che la cronaca sempre di più dimostra che nessuno è immune: abbiamo tutti dei figli, delle sorelle delle mogli, delle amiche care, delle madri… ma è inutile completare questo ridicolo elenco.
      E allora che si fa? L’ho detto e lo ripeto: la massa ha più voce di un singolo, anche se esso usa un megafono per farsi sentire. Occorre una presa di posizione, ascolto, interesse, partecipazione. Ma credo comunque che in cuor suo ognuno saprebbe cosa fare se solo comprendesse che lo deve fare.
      Sì, sono stata abusata da bambina ed è per questo che mi sta a cuore, ma non è forse da chi sa lucidamente che la spinta dovrebbe arrivare? Se non parlo io chi deve parlare per me? Se il dolore l’ho provato io, chi altri potrebbe descriverne l’entità e gli effetti?

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      • Ho paura che sia più facile eliminare l’olio di palma o qualche altro ingrediente nocivo dai cibi, che scalfire di qualche centimetro questa visione di supremazia maschile verso il mondo femminile. Hai ragione, per le più svariate ragioni, forse non c’è davvero un interesse reale ad eliminare il fenomeno. Quello che mi fa più male è che spesso sono proprio le donne a scagliarsi contro altre donne, è l’unica voce che fanno sentire per poi tornare nel silenzio totale. Ma sono ripetitiva, lo abbiamo già detto. Non per questo ci si deve fermare, forse continuare a parlarne può convincere almeno una persona a parlarne a sua volta … Mi illudo? Può darsi, ma sono stata in piazza quando eravamo in tante a lottare per diritti civili che alle donne erano negati, e qualcuno lo abbiamo ottenuto, come faccio a tacere adesso? Non sarà molto, ma proviamo almeno ad unirle le nostre voci, a fare quello che possiamo! Ciao, Dora, con l’augurio di una buona giornata, ti abbraccio con affetto. ❤

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      • Grazie, cara, per me è un immenso piacere stare stretta a te, mi prendo il tuo abbraccio, che mi fa stare meglio e sentire più sicura. Se tutte le donne capissero quanto calore, quanta sicurezza, quanto può farle sentire meno sole ed isolate l’abbraccio sincero di un’altra donna, si stringerebbero tutte insieme in un cerchio grande come la circonferenza del globo terrestre e non si scioglierebbero più. Così, io ti tengo per mano, Dora, camminiamo insieme, per quanto ci è possibile, la nostra strada è la stessa. ❤ ❤ ❤

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    • Marianne già ti stimavo prima, dopo questo tuo commento che è un post nel post ancora di più. E non stancarti mai! La voce delle donne deve levarsi alta su questo argomento, più di quella degli uomini che hanno haimè una coda di paglia lunghissima. Parlarne non è inutile, soprattutto parlarne ai nostri figli, che il mondo di domani possono cambiarlo davvero, cambiando loro, non ripetendo gli errori di chi veniva prima…

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      • Ti ringrazio per la stima, che è sinceramente ricambiata. 😉 Hai ragione, è necessario continuare a parlarne, solo la mia salute a volte mi rallenta … Ma è un’altra straordinaria coincidenza stasera trovare il tuo commento subito dopo che ho pubblicato un post sull’ argomento! Che dire? Tu credi nella telepatia? A volte i pensieri corrono su fili invisibili e misteriosi … Sì, la voce delle donne deve farsi sentire, ma se si alzasse forte anche quella degli uomini, tanti, tutti insieme, io credo che qualcosa cambierebbe veramente, ma forse io resto una sognatrice e bisognerebbe, invece, bruciargliela quella coda di paglia … Hahahaha 😀 Non voglio dilungarmi troppo nello spazio di Dora, che ci ospita, ti ringrazio per l’apprezzamento e, mi raccomando, tu continua a fare la tua parte! Buona serata, caro, un abbraccio. ❤ ❤ ❤

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  10. Sapevo dell’infibulazione, ma quest’altra terribile” mutilazione” non la conoscevo.
    Terribile.
    Guardo e riguardo le immagini. È come schiacciare, mettere a tacere, impedire, ad una ragazza, di essere donna.
    È un fregio sulla parte più profonda e intima.
    Sono attonita.
    Nel mio compito di educatrice, è sempre mia premura, portare alla luce, e far parlare i ragazzi, di tanti aspetti della nostra società che spesso, i genitori, trascurano.
    Bullismo, violenza , pedofilia, etc.
    I giovani sono molto attenti a questi argomenti. Desiderano sapere, despeimere la loro opinione, capire il perché.
    E poi, quando tornano a casa, ne riparlano. E l’eco, spesso, si diffonde.
    Grazie Dora. ❤️
    Sii sempre tenace.

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      • Niente è facile. Niente è impossibile. Hai fatto tanto per te, e per gli altri. La stanchezza è più che comprensibile.
        Bisogna avere pazienza.
        Anche l’acqua sgretola e plasma la roccia più dura. Ma il suo grande alleato è il tempo e la costanza…
        Ricambio con affetto l’abbraccio.
        Stasera una delle mie preghiere, sarà per te.
        Perché Dio, sorregga la tua stanchezza.
        ❤️

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  11. Questo orrore non lo conoscevo…Grazie, Dora. Continuiamo a parlarne, a far circolare le notizie, a esprimere, come dci, il nostro dissenso, la nostra indignazione. Coraggio! Prego per te (e la tua e nostra battaglia) ogni giorno: Un abbraccio. mf

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  12. trovo sbagliato l’approccio, nella maniera più assoluta, trovo anche sbagliate alcune forme di sensibilizzazione che non portano a niente. L’infibulazione è pratica che risale a circa 4.000 anni addietro, il supplizio fisico delle bambini orientali costrette a vere e proprie torture per non far crescere i piedi è roba antichissima. Ancora oggi, nel 2017, in due terzi di mondo le ragazzine vengono considerate donne da marito subito dopo il menarca, ogni famiglia povera Indiana che ha una bambina graziosa, anela ricevere laute offerte da anziani ricchi appartenenti alla casta. La questione che poni, lo stiramento del seno, è solo una delle tante pratiche in uso nascoste dietro motivazioni che indignano ma dovrebbero indignare di più, a me risulta sia anche una azione preventiva, in quelle aree le figlie vergini hanno un valore aggiunto e lo stupro è consuetudine. Credo sia legittimo domandarsi quanto pesi la tutela delle ragazzine in quanto tali e quanto pesi il valore da custodire.
    Noi non possiamo fare niente, anzi, già facciamo molto versando la nostra quota a chi dovrebbe sorvegliare e intervenire ma non sorveglia e non interviene, parlo ad esempio dell’ONU, dell’OMS e di altri organismi ufficiali di caratura planetaria che succhiano solo soldi. Ovviamente tu hai il diritto di inquadrare la cosa come meglio credi, personalmente penso sia più utile lanciare una campagna contro l’inettitudine degli organi preposti che non metterla sul piano sminuente dei luoghi comuni e delle frasi fatte. Esemplifico per essere più chiaro, se punti il dito contro il solito maschilismo, tritato e ritritato, non vai altre qualche prevedibile e facile consenso, se punti il dito contro l’ONU e l’OMS, giusto per citarne due, chi legge magari esce dagli schemi stereotipati e ci riflette due secondi. Da un punto di vista psicologico e sociologico, l’individuazione di un solutore ufficiale crea, genera, aspettative concrete e quindi successive valutazioni altrettanto concrete, rimanere nell’aleatorio è solo accademia umanitaria.

    ps: ho letto i commenti, anche lo scambio con Kikka, in una società alla deriva come quella contemporanea che avvilisce diritti e agevola soprusi, i like indignatati, anche gli insulti, le reazioni di pancia, non solo sono ovvie, a volte anche dovute. La rete ce lo dimostra ogni giorno, le campagne di sensibilizzazione non servono a niente se non ad acchiappare like. La rete non risolverà mai nessun problema sociale, per contro, ne ha creati e ne creerà tantissimi di nuovi.

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    • Vedo che anche tu hai la tua interpretazione dei fatti e degli obiettivi altrui. Prima di tutto insisti con il dire che parlo di maschilismo, ma sai bene che un’accusa in tal senso nelle mie parole non la troverai mai. Io attacco ad ampio raggio e trovo in ognuno le sue responsabilità. Dovresti conoscermi bene in tal senso, visto che mi leggi. Per questo la tua la prendo solo come una provaocazione.
      Certo sono pratiche che risalgono alla notte dei tempi, ma quando risultano essere ancora in uso allora il discorso cambia e tutti siamo tenuti a parlarne.
      Per quel che mi riguarda sai bene che la raccolta di like non mi tocca, se vai a vedere su fb o altri social vedrai che ne sono quasi immune, proprio perché i miei post non sono urlati e non attirano l’indignazione spicciola degli contestatori della rete.
      Per quanto riguarda l’approccio, proprio perché hai letto non solo questo post, ma anche gli altri precedenti, sai che il discorso che porto avanti è rivolto a cercare le analogie su ciò che esiste e ciò che viviamo. In questo caso forte è stato il richiamo al tormento vissuto da adolescente. Lo stiramento del seno non è cosa che riguarda la nostra cultura, ma la motivazione era ed è viva e forte in molte donne. Ma anche questo hai letto, per cui non devo ripeterti il senso delle mie parole e sembrerebbe un insulto nei tuoi confronti.
      L’ONU e tutte le organizzazioni che dovrebbero occuparsene? Se fai una telefonata e prendi un appuntamento per me io sono pronta, ci vado subito, ma visto che non è per ora nei programmi, mi accontento di sensibilizzare le persone parlando alla mia maniera.
      Sai bene che non è giornalismo il mio, non è politica o religione, ma vita che può riguardare ognuno di noi…
      Ma anche questo come tutto il resto tu già conosci… per questo a volte mi chiedo quale possa essere il punto.
      Ritornando ai like, ribadisco che a mio parere possono muovere tutto, siamo consumatori e come tali abbiamo potere. Se poi il nostro potere lo spendiamo con gli insulti, le risate, invece di indignarci nel modo e nel posto giusto, allora si vede che c’è ancora molto da imparare…

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  13. I think is about living where God places us to be there for others to give voice, arms, heart and mind for encouragement and support. We use our own lessons, our own tragedies we’ve overcome to understand what others may need and how they may need it. We also come together in communities and endure together. It is not quiet per say, it is more loud and intense to the heart of another. There are so many things I wish I could change in the world, so many people I could help… I would like to think that writing is a part of that for myself and others.

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    • La scrittura ha un ruolo importante, ma tutto ciò che viene scritto ha bisogno di essere letto e assimilato. E’ troppo facile girarsi dall’altra parte scansando ogni responsabilità. E anche chi ha sofferto a volte è così chiuso su se stesso da non comprendere gli altri.
      Servirebbe un’educazione che facesse comprendere che aiutare gli altri è un primo passo per aiutare se stessi…

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  14. Questa è una notizia terribile. Le donne, le ragazze in Africa sono sottoposte a molti abusi tremendi. Mi parano come la maggior parte degli uomini africani possa essere così miope e trattare le donne come materie prime. Questo è così triste. Mi sento così triste.

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  15. La tua voce è importante. C’è sempre un principio. Solitamente, alla gente non interessa ciò che non la tocca, non la può comprendere, e deve comunque scontrarsi con la paura. La si può avvicinare, a mio avviso, con delicatezza, e come dici tu stessa, con l’informazione. Io non credo che estirperemo mai certi mali dal mondo, ma sono certo che valga la pena provarci, combatterli, contrastarli, parlarne, denunciare, condividere, raccontare. Anche per chi non potrà mai farlo. Cose buone.

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