Ricordate i gatti bonsai?

Ricordate la storia dei gatti in bottiglia che ha tanto indignato il mondo?

Oggi vi parlerò del perché le bufale hanno così tanto seguito e vi racconterò di quella volta in cui ho fatto arrabbiare un esorcista…

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Immagine presa dal web

Da Wikipedia:

Bonsai Kitten (Gatti bonsai nella versione in italiano) è una bufala goliardica realizzata da un gruppo di studenti del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che, alla fine del 2000, pubblicò, su un sito web dal nome bonsaikitten.com, le istruzioni per la creazione di “gatti in bottiglia”, compresi i relativi kit per il fai da te. Secondo bonsaikitten.com, era possibile, infatti, rinchiudere dei gattini in contenitori di vetro sagomati e costringere il loro corpo ad assumere la forma del recipiente durante la crescita, replicando così, sugli animali, la tecnica utilizzata per la creazione degli alberi bonsai

Sull’onda del successo del sito originale, ne fu realizzata, nel 2001, da parte di emulatori, anche una versione in italiano ospitata dapprima sul dominio http://www.gattibonsai.it e, in seguito, su gattibonsai.com. Nonostante il tentativo di rendere ancora più palese l’intento umoristico, anche la versione italiana fu subito oggetto di vive proteste. Dopo pochi mesi il sito fu chiuso dalla Polizia postale italiana, per l’ipotesi di istigazione a delinquere e possibile maltrattamento di animali, a seguito di una denuncia presentata dalla conduttrice televisiva Licia Colò.

Nel 2013, il sito http://www.gattibonsai.it è stato acquistato da un estimatore e funge da rimando a questa pagina di Wikipedia, allo scopo di evitare il diffondersi di ulteriori falsi allarmi.

Qui un articolo scritto da Verdiana Amorosi: “Gatti-bonsai: la bufala corre ancora sul web -” in cui l’autrice racconta alcuni retroscena della clamorosa bufala.


Ma prima che la verità prendesse piede, in molti avevano creduto che fosse tutto vero e innumerevoli furono le denunce e gli articoli contro quella tecnica disumana. Di seguito uno dei tanti:

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Immagine presa dal web

Non sto a spiegarvi i motivi per cui questa bufala non avrebbe mai dovuto prendere piede. Non essendo esperta del settore non posso certo parlarvi di come solo attraverso incroci di razze si possa arrivare a “fabbricarne” una rimpicciolita (esempio i cani “tascabili” che ben conosciamo), per questo non vi citerò api e fiori. E neppure vi parlerò della differenza che distingue le piante dagli animali. Certo, qualche ebete avrà provato a costringere un gattino in un contenitore, ma poi, come per ogni altro essere vivente, l’unico risultato a cui avrà potuto aspirare è stato di farlo morire, perché di certo non avrebbe smesso di crescere, diventando un magnifico gattino in miniatura. Un esempio lo si può avere considerando le donne cinesi a cui venivano fasciati i piedi, perché sinonimo di bellezza era avere le estremità rimpicciolite. Da bambina immaginavo questi piedini da fate… ma  la realtà è ben diversa:

 

Infine la cosa più banale, che a qualsiasi persona dovrebbe venire subito in mente: come si fa a lavare un gatto in bottiglia? Certo, nelle “istruzioni” si parla di un tubo inserito nell’ano per raccogliere gli escrementi, ma sappiamo bene che non è solo quello il problema di un corpo vivo. Potrei parlarvi di vomito, peli, muco… ma non credo sia necessario.

Perché le bufale si diffondono in fretta?

Alla base di tutto c’è sicuramente un pizzico di ignoranza, ma soprattutto la voglia di essere tra quelli che dalla cattiveria si allontanano. In realtà, contrariamente a quanto si crede, l’essere umano si indigna in fretta. Rapidamente, subentra un meccanismo di rifiuto verso tutto ciò che è contrario alle vie conosciute o intraprese. Una indignazione necessaria per tutelare se stessi e la propria sicurezza. Questo però avviene quando l’identificazione del colpevole è immediata e permette una collocazione sicura delle responsabilità. D’improvviso il reo diviene l’unico responsabile dei mali del mondo e solo la sua sconfitta può riportare tutto in ordine. Un principio su cui alcuni fondano l’obiettivo delle proprie bufale.

Questo tipo di comportamento risale alla notte dei tempi. Prima si denigra il nemico e poi ci si propone come salvatori del mondo. Prima si crea il problema e poi si offre una immediata risoluzione. Questo lo possiamo vedere in qualsiasi campo: politica, pubblicità, ma anche nei semplici rapporti umani. La diffamazione è sempre esistita e con essa il seguito che le dà forza e possibilità.

Fondamentalmente abbiamo paura di ciò che non conosciamo, di quel che potrebbe esserci stato nascosto e siamo alla ricerca di segreti inconfessabili. Ed è la paura che ci porta ad aver necessità di aggrapparci a qualcosa in cui credere, per questo siamo sempre pronti a seguire il primo “eroe” di passaggio che sia riuscito, nonostante l’oscurantismo più totale, a scoprire la verità rivelandola al mondo.

Per quanto riguarda le motivazioni per le quali una bufala viene diffusa, queste possono essere molteplici, si va dal tornaconto personale, alla goliardia (come per i gatti in bottiglia), al protagonismo o a giochi di potere di qualsiasi tipo.

Non mi addentro nella varietà di bufale presenti in internet da un po’ di tempo, ma mi soffermo sulla mancanza di critica personale che ci permetterebbe di individuarle o quanto meno diffidarne. Perché il problema di fondo non è la presenza delle bufale, ma la facilità con cui siamo disposti a crederci. Le bufale alleggeriscono, sono accattivanti nel modo in cui vengono proposte e, a differenza dei temi sociali, si rivolgono all’individuo e non alla massa, coinvolgendolo personalmente.

Il mio incontro con un esorcista:

Era il 2003, ormai l’associazione con cui collaboravo stava finendo di esistere e uno dei pochi scambi culturali rimasti era con uno psichiatra che visitava in maniera gratuita e volontaria nei sotterranei di una chiesa di Torino. A volte mi ci recavo alla fine delle sue visite, per confrontarmi con lui riguardo a ciò che stavo comprendendo riguardo l’animo umano. Era il mio mentore e lo scambio di pensiero mi arricchiva.

Era presente in quella chiesa un esorcista, il primo e l’unico che io abbia conosciuto. Non ho mai saputo quale fosse la sua attività né l’ho mai visto in maniera diversa da ogni altro essere umano. Non so per quale motivo ero finita nella lista dei suoi contatti ed ogni tanto ricevevo le informazioni che divulgava attraverso mail. Un giorno mi arrivò una mail dai toni indignati e allarmati riguardo il caso dei gatti in bottiglia. Credendo di fare cosa buona mi preoccupai di inviare a lui e a tutti gli altri indirizzi citati un articolo del Venerdì di La Repubblica dove si spiegava che era solo una bufala.IMG-20170711-WA0000 L’intento, vi assicuro, era stato solo quello di informare e tranquillizzare tutti… anche se non posso negare una certa soddisfazione. Tuttavia il mio intervento non fu cosa gradita. Immediatamente il senso di colpa mi fece sentire a disagio, pensai di avere esagerato… ma in seguito ho capito il perché della sua reazione. La bufala dei gatti in bottiglia era un demone di facile consumo, un demone contro cui combattere e da citare come esempio delle colpe del genere umano, un demone contro cui potersi scagliare con facilità e senza fatica. Con il mio intervento gli avevo tolto quella possibilità, ma avevo anche screditato il suo ruolo di eroe. Da quel giorno quindi egli additò me come demone, irriverente, scostumata, villana, inopportuna, approfittatrice. Io ero per lui l’anima cattiva, colei che aveva agito male e da cui guardarsi le spalle.

51 pensieri su “Ricordate i gatti bonsai?

  1. Il comportamento delpresunto ‘esorcista’ fa capire il perché esistano ancora certi personaggi. Sono loro che hanno ‘bisogno’ del male, perché solo così possono giustificare il loro agire.
    Un po’ come quei politici che hanno bisogno dei poveri per poter ottenere voti da parte dell’elettorato povero. Se i poveri scomparissero, loro da chi verrebbero votati?

    Riguardo le bufale (e ci inserirei pure la ‘fake news’ notizie false) sono talmente tante che all’inizio mi facevano sorridere, ora mi fanno solo arrabbiare. Quindi le evito anche perché, fortunatamente, possiedo ancora uno spirito critico che mi permette di capire. Se non capisco… approfondisco.

    E’ incredibile come anche alcuni amici mi inoltrino notizie (anche se ho sempre detto loro di NON farlo, ma con i gruppi di WhatsApp non puoi farne a meno) che sono evidenti idiozie, ma nella superficialità dilagante dei nostri tempi il solo titolo induce alla verità. Il contenuto è un corollario, spesso falso.

    La settimana scorsa una persona degnissima ed intelligentissima (il mio vecchio prof di matematica, di cui sono rimasto amico) mi ha girato una informazione da lui ritenuta vera ma si trattava ovviamente di una panzana. Se ne è accorto dopo aver controllato, e ha chiesto scusa per avermi passato un messaggio falso e comunque inutile. Ha fatto marcia indietro perché ha controllato. Lo ha fatto DOPO, avrebbe dovuto farlo PRIMA, ma almeno lo ha fatto.

    Anche le testate giornalistiche più blasonate non sono immuni da bufale e fake news, il tutto a causa del taglio dei costi del personale che conduce a pubblicazioni (su web, ma anche su carta) di notizie di cui non solo non si è controllata la fonte, ma nemmeno viene testata la credibilità. Notizie scientifiche errate spacciate per vere, frasi messe in bocca a persone che non le hanno proferite, e così via.
    Ormai siamo tutti ridotti ad uno stato di ‘massa’, e pochi prediligono la verità, la scientificità, l’eccellenza.
    E le menti semplici prolificano, il che fa comodo ai soliti noti.
    Con o senza gattini bonsai.

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    • Mi viene in mente la storia degli untori citata dal Manzoni. Si riteneva che la peste non fosse portata dai topi, ma da persone che con la propria volontà e scopo facevano ammalare.
      La differenza di quel tempo passato è che ora abbiamo alle spalle anni di storia e a nostra disposizione ogni mezzo per informarci e comprendere. La cultura, l’informazione che abbiamo a disposizione dovrebbero permetterci di verificare immediatamente ciò che ci viene detto.
      Ma la golosità del protagonismo, di essere tra coloro che prima di tutti gli altri riporta la notizia, permette alle bufale di diffondersi e trovare lungo il percorso sostenitori. Se poi a questo si sommano tutti coloro che, per problemi personali, hanno necessità di aggrapparsi ad un motivo, una via di fuga, una possibilità di salvezza, ecco che il gioco è fatto…

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  2. Ti confesso che questa mi era sfuggita,
    comunque … un pizzico di ignoranza dici?
    un ‘solo’ pizzico?
    Io direi ‘mooolta’ 😉

    sull’esorcista hai già detto tutto tu … (ed anche lui, ed il ‘suo’ mondo, ha molto a che vedere con quello di cui ho scritto qualche riga più su …)

    ciao 🙂

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    • Ciao Claudio. Il fatto è che è molto più semplice scaricare su altri responsabilità invece che faticare per cercare la verità.
      A gridare contro il mostro si fa in fretta, cercare di comprenderlo per non averne paura richiede sforzo e tempo…

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  3. Viene creduto solo a ciò che ci fa emozionare. Per questo le bufale trovano campo fertile, perché sanno farci piangere e ridere, sanno farci paura e provare rabbia, colpendo nei punti deboli di ciascuno di noi.
    E con i mezzi disponibili in internet tutto può essere costruito ad arte, perché veloce, immediato e accessibile a tutti. E più verranno diffuse più possibilità avranno di ricevere consensi e avere vita lunga e incisiva.

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  4. le bufale? Crescono e sembrano tanto più vere quanto sono più improbabili. Il risultato è sotto l’occhio di tutti. Si propagano a macchia d’olio.
    Il mondo è pieno di credoloni, che non si pongono nemmeno il pensiero se qualcuno li sta prendendo in giro. E poi loro come in una catena di Sant’Antonio propagano le bufale.

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      • E’ vero, nel riportare le notizie ognuno ci mette la propria interpretazione, memoria o malizia e il risultato finale non sarà mai uguale a quello di partenza. Nel caso delle bufale, però, la trasformazione non avviene necessariamente durante il trasferimento, ma all’origine. Vengono decise alla nascita e costruite come tali.
        Esempio è la storia dei gatti in bottiglia…

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      • l’esempio dei gatti in bottiglia è lampante e chiaro ma secondo me qualcuno ha riportato la notizia dicendo che ci era riuscito seguendo il kit di istruzioni. Così si è data forza alla bufala iniziale. Che poi all’origine abbiamo arricchito il tutto non lo metto in dubbio ma non avrebbe avuto successo se qualcuno non avesse affermato di esserci riuscito. Si sarebbe spenta da sola la bufala , perché dopo la curiosità iniziale nessuno avrebbe frequentato il sito.

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      • Questo non posso dirlo con sicurezza, ma in questo caso credo che chi l’ha eventualmente alimentata era comunque complice. Le persone comuni l’hanno fatta crescere con la loro indignazione e la divulgazione. Una cosa falsa ripetuta all’infinito alla fine diventa vera…
        Credo che alla fine sia necessario distinguere le bufale in più tipi: quelle che diventano leggende metropolitane, quelle che hanno vita breve perché palesemente false o facilmente smontabili e quelle costruite ad arte, difficili da combattere, create con intenzioni poco chiare. Più c’è dolo più sembrano vere…
        Alla fine tutte prima o poi tenderanno a morire, ma alcune tra di loro avranno avuto effetti anche gravi prima di venire accantonate…
        Io credo che alla base della credulità ci sia soprattutto tanta diffidenza verso chi è al potere, così volubile, poco affidabile e incoerente. Più la politica è debole e inconsistente, più le bufale troveranno terreno…

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  5. Anche la migliore intenzione non ha nessun potere di cambiare un pessimo risultato. Le persone che giustificano alcuni effetti asserendo che non avevano l’intenzione mostrano ingenuità, illusione, scarsa capacità predittiva, assenza di assunzione di responsabilità. O mala fede. La concentrazione sulle intenzioni ha impedito loro di pensare alla responsabilità delle conseguenze riflettendo prima su quello che sarebbe potuto succedere.
    E non si può tornare indietro.
    Niente può essere come prima, non si può disfare ciò che è già accaduto, si può solo andare avanti, oltre e altrove, evadere e imparare da quanto ormai avvenuto. Chi chiede di riparare, di disfare o di tornare come prima, anela il pensiero magico della macchina del tempo con una retromarcia capace di cancellare il pezzo di strada ormai percorso…

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  6. Qualcosa del genere mi è appena capitata su fb: un post ha attirato la mia attenzione. Quando sono andato per chiederne spiegazione, è subito scomparso. Quindi impedendomi di approfondire le motivazioni che sottintendevano all’argomento. Come ben si sa, sul web s’è scatenato il tiro al piccione nei confronti della Boldrini, Io non ne sono sostenitore, anzi. Però, di fronte alla violenza, alla rozzezza ed al becerume degli attacchi che riceveva soprattutto come persona e donna, ero rimasto basito. Dunque ero in cerca di chiarimenti, cosa che rimarrà disattesa a quanto pare. Come anche il senso di tutte queste false notizie che si spacciano per ogni dove e che giungono nelle chiacchiere delle persone al supermercato: l’altro giorno c’era un tizio che sosteneva che i profughi protestavano perchè pretendevano un più alto compenso(intorno ai mille euro). Mi sono messo a ridere, sapendo che, dei circa trenta euro che il governo destina al loro mantenimento, nelle loro tasche vadano si e no ben due euro. Ma questi ha insistito dicendo che lui aveva visto i video su fb, con interviste e prove. In questo caso non sfugge la strumentalità della falsa notizia: va a rafforzare le dichiarazioni politiche di questo o di quel capetto politico. Giustamente in spregio alla verità ed alla realtà. Ma, come ben si sa, ci sono gli specialisti per l’alterazione e la demonizzazione dell’altro, come tu ben scrivi, mia cara Dora. E’da sempre che si pratica questo gioco sporco.Adesso fb, il web ha aggiunto una freccia in più nella loro faretra…
    Un abbraccio d’immenso…

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