Ombra d’amore

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Cecilia Gattullo, La maschera, 2016.

In questo post troverete un racconto, il modo in cui è nato e la spiegazione della mia collaborazione con Cecilia Gattullo.

“Ciò che provi per me è solo un’ombra d’amore, che sparisce col calar del sole, un’esistenza sottile d’impalpabile realtà, un sentimento senza corpo che non riuscirò mai a toccare. Eppure io ti ho visto amore mio e ti ho amato come se fossi vero, come se tu dovessi restare, sempre. Ho sostato nei tuoi pensieri nelle tue notti insonni, nei ricordi che ti sono rimasti di me, ma nulla di tutto ciò ha avuto importanza, perché ti sei mostrato solo nei momenti in cui ti ho offerto la luce del mio amore, e quando ho chiesto la tua di luce, non ho visto che buio e il mio corpo solo.”

Da tre ore se ne stava con quella lettera tra le mani. Non era riuscito a chiudere occhio, il pensiero di lei lo tormentava, costringendolo a guardarsi dentro e cercare le ragioni della sua resa. Lei gli aveva scritto poesie, lettere, dedicato ogni suo pensiero, ogni suo istante, e lui gliene era stato sempre grato, felice di essere al centro di quel cuore che amava così tanto. Ma non era riuscito a prenderla, a cercarla, a volerla davvero, come lei avrebbe voluto, ed ora si ritrovava ad affrontare quell’addio così sicuro, così reale, così definitivo.

Si sentiva perso proprio come un’ombra che vaga alla ricerca del suo corpo. Si immaginava in cammino su colline sempre uguali, ricoperte di erba sottile e sassi bianchi come il latte, in cielo il sole alto, fisso su di lui, e davanti solo la notte e il vuoto di un’esistenza senza di lei. Non l’avrebbe mai stretta fra le braccia, non ne avrebbe mai vissuto i sospiri, il calore, ma forse era da tutto ciò che aveva scelto di stare lontano, di non avere memoria sulla pelle, lasciando che il suo amore rimanesse confinato in un pensiero, una storia solo raccontata. Temeva quell’abbraccio che l’avrebbe costretto a sentire le loro anime incontrarsi e scoprire il desiderio di non farne più a meno. Per questo le aveva lasciato solo l’ombra del sentimento che provava, per ripararsi, come dietro una maschera, e fingere di non sapere cosa volesse davvero.


A volte i racconti nascono da una frase, da una foto, da un ricordo, da una canzone… Vengono fuori di getto o ragionati, ma non sempre si presentano sotto forma di racconto. In certi casi nascono come poesia, un gioco di parole che mi danza nella mente, versi che premono affinché ne tragga una storia :

Fai di me ciò che vuoi, ma fai.

Prendimi di petto e gridami a ragione,

fammi piangere se vuoi, sono qui per questo.

Non tralasciare appigli, impulsi o intenzioni,

ma scuotiti e rivolgimi la tua attenzione.

Inerme te ne stai nella tua posizione,

non guardi a me che da lontano,

rendendomi ogni pensare un’intrusione.

Ti osservo, muta, attenta,

consumatrice di speranze e occasioni,

ormai tutte in estinzione.

E non mi restano guadagno né accattivanti promesse,

ma solo il nulla che si fa misura.

Ho scorto nei giorni dai tuoi occhi i sorrisi,

ti ho raggiunto per prati d’erba sottile,

ho danzato tutte le tue parole,

musica d’orchestra per caldi sospiri,

e di ogni sogno sei stato l’autore.

Se solo avessi della mia mano preso il calore,

senza altra domanda saresti rimasto,

guardando infine nella mia direzione,

unica risposta che avresti voluto avere.

Per questo post il tutto è partito dalla canzone Tumbalalaika. Quando trovo una musica che mi trasmette emozioni la ascolto di continuo, lascio che mi entri dentro e ne raccolgo le sensazioni. Questa volta però le mie emozioni si sono espresse con dei versi, cosa che considero solo un gioco, non essendo la poesia il mio mestiere. A questo punto è iniziato il racconto che ho completato nel momento in cui ho visto il quadro di Cecilia. E qui sta la coincidenza: le idee della “maschera” e della “propria ombra” sono identiche. Entrambi i protagonisti, usano una maschera, un’ombra che permetta loro di non vivere se stessi. Sono questi i legami con Cecilia, il sentire le medesime cose in maniera diversa, ed è sensazionale quando avviene nello stesso momento, una contamporaneità che spesso ci lascia senza parole…

Grazie Cecilia!

Comunicazione: ho comprato un dominio per il blog, ora mi troverete cercando semplicemente almenotu.com, in questo modo WP non inserirà più pubblicità.

Infine, potrete trovare le prime recensioni del mio libro Scrivo per te qui: Laura PariseCristina Scarfò

94 pensieri su “Ombra d’amore

  1. E’ molto interessante il racconto di come nascano i tuoi scritti, Dora. Non è da tutti aprire il proprio mondo interiore come fai tu, soprattutto con una grande dose di umiltà. Ma, credimi, non basta seguire un “metodo”, tra virgolette appunto, se non c’è la caratteristica principale che serve a riempire una pagina bianca con un contenuto significante e significativo, il TALENTO. E tu ne hai, mia cara, una dote innata incalcolabile, hai talento, intelligenza, capacità di analisi della realtà, comprensione dell’animo umano che sono qualità sempre più rare oggigiorno, qualità che, accompagnate da grandi dosi di fantasia, senso dell’ironia, grande sensibilità, ti portano a riempire molte pagine bianche di emozioni, di vita. Anche quando scrivi di tristezza, lasci una scia di positività e amore per la vita in tutti i suoi aspetti, che infondono energia e sono linfa che nutre lo spirito e sprona a portare avanti la propria vita, trovando la forza in se stessi. Leggerti è davvero un grande piacere! 😀

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  2. Concordo con Marianne: non basta, non credo che ci sia qualcosa che possa bastare, se non il talento. Ovvero la capacità di mettere a frutto l’ispirazione, anche quando non si posseggono sufficienti mezzi a disposizione…..
    Bellissima come sempre, anche quando sembri aprirti innocentemente, mostrandoti discinta nell’anima…….
    Complimenti vivissimi anche a Cecilia……

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  3. Il tuo scritto è fantastico Dora. Credo che per evitare di affrontare un gesto possano nascondersi motivazioni enormemente grandi e gravi. Chi non può o non vuole seguire il suo istinto spesso lo fa perchè ama troppo.
    Il pezzo è stupendo.
    Ciao.

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    • Questa è una valida interpretazione, Ma anche l’inattività, il silenzio, alimentano il fuoco dell’altro. E’ una mancata presa di posizione, che lascia spazio alla fantasia e alle aspettative… A lui faceva piacere stare al centro di quell’amore e lei questo lo sapeva, il non agire a questo punto non è un atto d’amore, ma di egoismo o paura…

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