L’adozione

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Immagine dal web

Nel post Il viaggio, vi avevo parlato del giorno in cui ero stata data in adozione, con questo vi racconterò cosa ho provato.

Negli anni che sono seguiti ho vissuto come qualsiasi bambino, con la medesima quotidianità, fatta di giochi, capricci, scuola e domande. A dire il vero di domande ne facevo, ma raramente toccavo l’argomento che tanto spaventava i grandi: l’adozione. Non esistevano dei divieti palesi, sgridate o punizioni, ma solo una sensazione forte che si respirava nell’aria, un qualcosa di poco evidente, ma presente e categorico. Fin dal primo momento avevo capito che di “quello” non si voleva parlare e che si preferiva aggirare la verità, solo che non lo si faceva con una semplice omissione, ma con una solida bugia.

“Sei tu la mia mamma?” chiedevo, abbandonando la via del buon senso. Sì, perché solo una perdita di ragione momentanea poteva far credere che affrontare un discorso del genere con sincerità avrebbe portato ad una semplice conversazione.
“Certo che lo sono! Perché mi fai questa domanda?” mi rispondeva lei, chiedendo a sua volta.
“Perché ho certi ricordi…” e cominciava l’elenco.
“Ma no, quella era solo una nutrice, ti ha cresciuta per un po’…”

Il problema è che io i ricordi li avevo e li vivevo con sicurezza, sapevo che non erano sogni, fantasie, mi mancava solo una spiegazione.

Messa da parte l’ennesima prova di coraggio che portava a pentimento e compromissione della tranquillità, mi impegnavo per riportare tutto ad una situazione di oblio. Facevo finta di crederci, rasserenando gli animi, tutto rivolto a poter riprendere la quotidianità di sempre.

Per anni ho volutamente interpretato i miei ricordi come fonte di informazioni segrete, da non svelare, scoperte per caso e custodi di verità strabilianti. Immaginavo di essere stata perduta, rapita e ritrovata, con la costruzione di storie atte ad avvalorare la mia tesi. A volte, invece, pensavo di essere figlia illegittima di uno dei due genitori adottivi, nata con peccato, per sbaglio, ma voluta e amata al punto da programmare un matrimonio riparatore.

Nei miei giochi ricostruivo le mie ipotesi, scartando quelle che meno si avvicinavano alla realtà, sempre cosciente che nessuna di esse fosse quella vera. Ce n’erano alcune, però, che mi sembravano più reali di altre e che meglio spiegavano l’omertà di fondo, quell’obbligo al silenzio, sempre e con chiunque. Erano possibilità cui non riuscivo a fare a meno di pensare, idee che mi portavano a immaginare la mia nascita, come qualcosa di sbagliato e di terribilmente sporco, perché era questo che traspariva dal silenzio, dalle bugie che mi venivano offerte. Mi vedevo figlia di ladri, di assassini, di prostitute. Immaginavo il rifiuto per me e quella che significavo, l’abbandono necessario e senza alternative. Tutto questo mi annientava, destabilizzava, mi portava ad accettare il silenzio e ringraziare per ciò che avevo. Dopo tutto ero stata salvata, ma guai parlare di chi mi aveva dato la vita, era meglio non far sapere, nascondere, o non sarei mai stata accettata e voluta bene da nessuno.

Ho faticato per uscire da questa omertà, ho ricercato la verità e me la sono imposta e riproposta sempre. Avevo capito che la finzione rende fragili e insicuri e richiede buona memoria, per ricordare ogni parte interpretata. Ed io di parte da interpretare ne volevo una sola, la mia. Non aveva importanza quale potesse essere l’origine del mio corpo, non mi interessava la ricerca della tranquillità, volevo e dovevo essere amata per ciò che ero, che sono, anche a rischio di ricevere un rifiuto. La chiarezza, il rapporto semplice e vero con chi fa parte della mia vita, sono sempre stati alla base di ogni mio affetto. Tutto ciò non solo per onestà, ma anche per sapere quanto ci fosse di reale nelle intenzioni degli altri, perché è della realtà che ho bisogno, non di sogni che aiutino a sopportare il presente. Il presente, se non gradito, non si sopporta chiudendo gli occhi, ma si affronta con la consapevolezza che si sta operando per cambiarlo, per migliorarlo. E io gli occhi non li ho mai chiusi…

117 pensieri su “L’adozione

  1. Per quanto scomoda la verità bisogna affrontarla sempre.
    È comprensibile l’errore umano di una mamma, che ti ha voluto a tutti i costi e ti ha amata pur non essendo sangue del suo sangue, di voler eludere la domanda. Forse perchè non è facile spiegarlo ad una bimba, ma le bimbe crescono, diventano donne, e allora non si può perpetrare nell’errore, allora bisogna affrontare la realtà, senza aver paura di raccontare, perche l’amore che hai donato a quella creatura ti è stato ricambiato con lo stesso amore, e non lo perderai di certo dicendole quanto per tanto tempo hai taciuto. Al contrario se continuerai a mantenere il silenzio, si creerà uno strappo, perchè ne perderai la fiducia, Che coraggio Dora a raccontare tutto ciò

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    • Hai detto bene Laura, se continuerai a mantenere il silenzio si creerà uno strappo.
      Negli affetti la fiducia è importante, nonostante la verità sia ben diversa da quella che ci si aspetta.
      Di cose da raccontare ce ne sono ancora tante…

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  2. Bisogna sempre dire la verità,soprattutto ai bambini perché altrimenti gli si creano traumi e insicurezze future. La tua mamma è la tua mamma,anche se ti ha adottato,perché la mamma é quella che ti ama e ti cresce,che ti sta vicino quando hai paura o sei malato. Quella biologica è quella che ha rinunciato per sempre a suo figlio

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    • Io sono quella che sono grazie alla forza che ho dentro, ma nonostante tutto mi sento un’apolide dei sentimenti. Crescere con la consapevolezza di avere due famiglie, senza una risposta, senza un perché che spieghi, in sostanza mi ha fatta sentire senza famiglia. La verità è sinonimo di sostanza, rende concreti rapporti e sentimenti…

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  3. Il dubbio comporta ovviamente delle ipotesi e quindi un sentimento di provvisorietà e instabilità che non può che nuocere a qualsiasi genere di rapporto. Addirittura può indurre sospetti o portare a prese di distanza. A maggior ragione, se il dubbio, come nel tuo caso, investe la tua stessa essenza: il tuo essere.
    La verità, approfondirla, oltretutto, potrebbe rivelare risvolti umani che senz’altro in te, da come sento i tuoi scritti, genererebbero della comprensione. Mi sembra che tu abbia abbastanza intelligenza e sensibilità ed anche esperienza di vita per sapere che ciascuno di noi ha i suoi limiti, che l’essere umano è quello che è, che siamo tutti qui sulla faccia della Terra ad arrabattarci alla meglio e che le situazioni spesso superano le nostre forze da sorprenderci non all’altezza… e perciò sono certo che tu capiresti, anzi giustificheresti, anzi ameresti anche oltre ai attuali affetti.
    È giusta la tua istanza e sarebbe strano il contrario.
    Temo che tu abbia più coraggio di chi anche dovrebbe pure averlo, forse occhi continuano a vederti una bambina. Da proteggere. E non una donna. Tanto formata da essere tu – tra un po’, ancora poco, qualche anno – a proteggere loro.

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    • Infatti è così, ognuno ha dei limiti, ma non li ritengo un alibi a cui appellarsi. Siamo tutti in grado di apprendere e decidere. Io ho amato e amo senza riserve, senza aspettarmi nulla. Amo la persona per quella che è, con le sue debolezze, i suoi difetti. Ne conosco i limiti e ne comprendo le motivazioni, ma non ritengo nessuno obbligato ad amare (ad amarmi) e per questo chiedo solo un pizzico di coerenza, di verità…

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      • Ormai la verità ha perso valore. Sono anni che ne ho fatto una realtà, ma là dove non si vuole ammettere l’evidenza, anche la realtà diventa banale e viene adattata come conviene. Io conosco il significato della parola mamma solo perché lo vivo, dall’altra parte, nel ruolo di figlia, è come se non mi ci fossi mai trovata… Stati d’animo, che ti restano dentro e che non spariranno mai

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      • “ma là dove non si vuole ammettere l’evidenza” scrivi, e capisco il “nodo” e a questo punto capisco anche la tua prima risposta.
        Immagino che quegli stati d’animo non spariranno mai, L’infanzia sta alla persona come le radici a una pianta.

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      • Ora ti dico: Ho cercato e ritrovato mia madre a 22 anni, ho trovato in lei una donna sulla difensiva anche se disponibile ad un rapporto. Quella adottiva dal canto suo ha sempre avuto il timore di essere abbandonata. Per mia volontà sono diventate amiche e trascorso anche vacanze insieme. Il tutto può anche essere visto come divertente nella sua originalità. Un rapporto strano il nostro, dove non ho mai perso di vista le loro anime. Alla fine mi sono ritrovata con due mamme, comunque estranee al mio sentire, che non mi conoscono né si sono mai sforzate di capirmi. Non come dovrebbe fare una mamma almeno

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      • Ecco il “nodo”, l’hai espresso chiaro e adesso posso capire altrettanto chiaramente il tuo… disappunto. (Dico disappunto per il pudore di non essere drammatico). Ti ringrazio per la chiarezza che considero gesto di fiducia dato l’argomento molto personale e perciò delicato.
        Mi confermi però un punto un punto mio iniziale: che tu sei la più forte. Che sei forte non solo rapportata.
        Non è nella mia indole sdilinquirmi, perciò mi limito ad un: complimenti, Signora Coraggio.

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      • La chiarezza è d’obbligo se si intende spiegare certe questioni. E che siano personali non ha importanza, le sto usando invece di lasciarmi usare. Non so se è coraggio il mio, di certo è necessità. Stare a guardare e aspettare che le cose cambino, raramente porta a qualcosa, per questo preferisco agire, almeno sono sicura che le cose verranno fatte nel migliore dei modi…

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  4. il dubbio e l’incertezza creano sabbie mobili sotto i piedi di un bambino. Nel bene e nel male il bambino deve avere il suo senso di appartenenza a qualcosa o a qualcuno, e’ nella natura dell’essere umano ❤

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  5. non ti lascio commenti
    mi piace ascoltare in silenzio i messaggi importantissimi di vita che lasci a tutti noi, proprio a tutti noi, con questo tuo scrivere

    magari sentirò di esprimerti, poi, un pensiero sul libro appena l’avrò letto

    grazie, Dora

    baci e l’augurio di giorni sempre colmi di chiaro amore

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  6. La verità, per quanto dura, resta sempre la verità. Una bugia a fin di bene… beh bisognerebbe esseri certi al 100 per 100 che non venga scoperta: difficile (e poi possiamo davvero essere sicuri di sapere quale sia davvero il bene per chi la subisce?)

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  7. la bimbetta che adottammo tanti anni fa a 5 anni sapeva benissimo , tant’è che a scuola si vantava: io sono adottata ! Anche da adulta non ha cercato della vera madre (per fortuna! ) visto il mestiere…. non è comunque una situazione semplicissima da gestire. 🙂

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  8. Un tema troppo impegnativo per regalarti le solite parole di affetto e commozione.
    Non è possibile mettersi nei tuoi panni, si tratta di una esperienza troppo personale.
    Mi metto un po’ nei panni dei genitori adottivi, ed in effetti mi sento a disagio: cosa farei? cosa direi?

    Io sono per la “verità”. Sempre. Per tutti.

    Credo che avrei detto sempre la verità al mio flglio adottivo. Anche perché, altrimenti, prima o poi lui l’avrebbe comunque conosciuta.

    Ciao cara Dora. Un abbraccio silenzioso, quello sì.

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  9. Noi ci siamo interessati all’adozione, poi, dai e dai, con la fecondazione assistita è arrivato il bimbo. Questo per dire che ho pensato molto alle tante testimonianze come la tua. Abbiamo pure partecipato ad un paio di giornate di corso dove capisci che adottare è una cosa molto difficile, al punto da rinunciare. La situazione che tu hai descritto pare ricorrente, pare un passaggio obbligato nei casi di adozione.
    Certo non possiamo pretendere che un bimbo comprenda o dia delle risposte. Nello stesso modo, però dobbiamo capire, col tempo, che un adulto è un essere umano e può sbagliare. Dovremmo per questo bloccare le adozioni? No, credo anzi, che si applichino delle regole troppo restrittive, soprattutto quando in giro ci sono genitori naturali pessimi. La tua è stata una prova di sofferenza, come quella di tua madre. Passaggi obbligati che il tempo dovrebbe farci elaborare e superare come tante altre esperienze della vita. Io da adolescente ho odiato i miei genitori. Ancora oggi – un po’ come te – sento di non essere stato compreso. Poi da adulto sto affrontando delle difficoltà per mantenere la mia famiglia, l’azzardo di avere avuto un bimbo (18 mesi!) in età matura e fare funzionare il rapporto: alla luce di tutto questo, oggi rileggo i loro errori con comprensione profonda. Restano errori, ma fatti per amore. Io penso che il dolore del passato, che non si può eliminare, debba essere almeno elaborato interiormente, altrimenti rischia di rovinarci anche il futuro. Mi son permesso di raccontarti, magari facendo un po’ di confusione, il mio sentito e spero di poter rimanere blogger-amici anche se si dissente un po’. Un saluto

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    • Tu ed io saremo sempre blogger amici, non c’è nessun motivo perché non possa continuare ad essere così. Hai fatto benissimo a raccontare la tua storia, perché è solo dal confronto che si può comprendere e costruire. Se racconto di me non è per fare la vittima, lagnarmi di fatti e persone che hanno influito negativamente nella mia vita, ma piuttosto per parlare di un punto di vista che non sempre viene preso in considerazione, quello del bambino. Ho la fortuna di conservare ricordi lucidi di fatti che non sono solo sensazioni e intendo farne buon uso. Con questo mio raccontare però non voglio lasciar trapelare rancore, ma obiettività. Ho sempre protetto le mie famiglie e non le ho mai odiate, perché ogni essere umano si trova ad affrontare la vita disarmato, come può. Ed io non sto a ricriminare sulle mie vicissitudini, perché in fondo, come ho sempre sostenuto, mi reputo fortunata per averle vissute, sono più ricca e posso dire con un sorriso che la mia vita è stata un’avventura al pari di una caccia al tesoro 🙂
      Per quanto riguarda le adozioni, di errori se ne faranno sempre perché a gestire le cose sono esseri umani, con le proprie convinzioni e limitazioni. A tal proposito ti segnalo uno dei miei primi post: Il pacco sbagliato https://almenotu.wordpress.com/2015/06/07/il-pacco-sbagliato/ In esso racconto di un episodio che ha lasciato l’amaro in bocca a molte persone…
      Sono felice di averti letto amico mio 🙂

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  10. …in questi casi non sono brava con le parole nel commentare …mi commuovo col niente..
    Già nel silenzio sento le frustazioni che si subiscono nell’anima in certe situazioni …eppure i bambini sono il primo posto che hanno diritto alla verità..solo essa gli infonderà sicurezza e fiducia …
    Un abbraccio fortissimo..ad una grande e coraggiosa donna …

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  11. ignorare la verità o ancor peggio coprirla con bugie, non è mail il viatico migliore per una sana crescita emotiva. Ci si creano dubbi e perplessità, fino a immaginare il non immaginabile.
    Nel tuo post ricordi quei momenti con gli occhi un bambino che desidera ritrovare la sua identità, che invece gli viene negata da mille bugie e insicurezze.

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  12. tesora! hai ragione, la verità, dal momento anche che i bambini capiscono a volte molto piu di noi, è sempre la scelta giusta… per non creare confusioni inutili…
    beh ma ne abbiam già parlato della tua adozione… solo un abbracciotto? in attesa di quello vero?? sbaciuzz

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  13. Ciao, Dora, da qualche giorno mi sento un po’ meglio e sto riprendendo lentamente a leggere gli “scritti” dei miei amici. Cara, carissima amica, non trovo parole per esprimere la mia gioia e la grande emozione per l’uscita del tuo libro. Sono elettrizzata come se questa cosa stesse succedendo a me. D’altronde mi sembra quasi naturale che sia così, perché sei una parte di me, fondamentale nel breve percorso fatto in questo mondo virtuale sì, ma dietro al quale ci sono persone, storie, emozioni, sentimenti profondamente “veri”. Sono certa che il libro sarà un grande successo e, senza dubbio, il punto di partenza per altri che seguiranno, soprattutto per la realizzazione del tuo sogno di poter affrontare l’argomento che ti sta più di tutto a cuore, la strada per raccontare la tua grande “verità”. Te lo meriti, Dora, non solo per la tua bravura, ma anche per la tua forza, il tuo coraggio, il tuo amore per la vita, la tua grande capacità di esplorare e comprendere l’animo umano. Sono molto rare le persone che perseguendo la “verità” sempre e comunque, riescono ad affrontarla con la fermezza e allo stesso tempo la delicatezza che ti contraddistinguono. Nessuna verità può ferire se rivelata con la comprensione della complessità della mente e dell’anima dell’individuo, quanto invece può farlo quando taciuta.
    Spero di riuscire a leggere presto il tuo libro, anche se mi piacerebbe poterlo trovare in libreria piuttosto che online, non sono molto avvezza agli acquisti in rete … anzi, direi che sono una totale frana in questi meccanismi di compra-vendita …
    Sono riuscita a scrivere, un traguardo in questo periodo per me! Non posso prometterti di commentare sempre, ma se questa “tregua” col mio dolore si prolungherà, leggerti sarà sempre un piacevole “impegno”. Un grande abbraccio, mia cara, con tutto il mio affetto. ❤ ❤ ❤

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    • Marianne, che gioia leggerti e sapere che ti senti un po’ meglio. Spero di leggerti ancora perché significherà che il dolore ti avrà dato ancora tregua.
      Per il libro sarà quel che deve essere… per le librerie ci vorrà un po’.
      Ti abbraccio forte amica mia, con profondo affetto

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  14. Ho letto il tuo post e parte dei commenti: da adulta,rimessi i tasselli al loro posto,hai ricucito rapporti e tu,nella tua esperienza,nel tuo percepire per anni il peso delle omissioni ha avuto la stessa forza di quelle piante che dalle fenditure delle rocce sanno portare vita.
    Tu non sei arida,malgrado tutto ma portatrice di Bellezza e Dono.
    La madre adottiva aveva la paura di perderti,di non poterti vivere come “la sua bambina” se tu avessi conosciuto la verità. Questo era frutto della propria insicurezza di non essere la madre migliore per te.
    Ma sei splendida e dalle ferite è sbocciata la persona speciale che sei…da sempre. ☺

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