La rinuncia

Arriva un momento nella vita in cui ti trovi costretto a fare una scelta, un momento che ti mette una mano sulla spalla, ti obbliga a fermarti per osservare con attenzione ciò che hai intorno e ti pone la fatidica domanda: “Per te cosa ha più importanza?”

Quel momento era arrivato, prepotente e brusco, e con arroganza si era appropriato della mia attenzione. L’aveva fatto nel più crudo dei modi, con un esaurimento, una situazione da cui non puoi sfuggire e che ti obbliga a eliminare tutto ciò che non è necessario e che costituisce un carico di cui puoi e devi fare a meno.

In quegli anni era avvenuta la mia rinascita, ma non un ritrovamento di una me degli anni passati, bensì la comparsa di un’anima che non aveva mai avuto modo di esprimersi prima. Avevo conosciuto i miei amici attori ed era iniziato con loro un tragitto che mi avrebbe portato a venir fuori con la mia natura un po’ da giullare. Era bello partecipare alle prove serali che si protraevano fino a notte fonda, parlare con loro e ragionare di vita oltre che di teatro, con la voglia di usare la penna per qualcosa di diverso dallo scrivere la lista della spesa e pensare oltre la sterile quotidianità in cui ero sprofondata. Come ho già raccontato nel mio post I Melannurca, il mio compito non era recitare, ma presentare i pezzi dei miei amici. Sebbene non richiedesse un grande impegno, questo ruolo era sufficiente a permettere alla mia anima di sentirsi viva e libera dalle briglie in cui era costretta per quella certa serietà che si impadronisce di noi con l’avanzare degli anni.

Mi liberai anche dei chili superflui, trovando nello scrivere e nel rapporto con la gente l’unica soddisfazione che per me avesse importanza. E mi sentivo bella, come mai in vita mia, e capace anche di osare nel vestire. Mi piacevo, per come ero e per ciò che facevo, e sentivo di piacere, cosa fondamentale per qualsiasi anima di questo mondo. Perché, diciamocelo francamente, abbiamo bisogno costantemente dell’apprezzamento degli altri per trovare l’energia necessaria per il nostro equilibrio. Ed è un’utopia trovare la felicità in se stessi senza tener conto di chi ci circonda.

Era anche il tempo in cui la collaborazione con le associazioni per la tutela dell’infanzia stava dando alla mia vita uno scopo nuovo che io sentivo come necessario e dovuto. Una presa di coscienza che è all’origine del mio impegno in questo blog. Perché è grazie al volontariato e al teatro e a tutte le persone che mi sono state vicine e che mi hanno sostenuto in quel periodo se io ho avuto la forza di guardare in me stessa, ricollocandomi nella società, libera dai miei pregiudizi che da sempre mi avevano costretta al segreto e al senso di colpa. Ed è stato in quel periodo che ho compreso quanto sia necessario uno scambio continuo tra le persone, un confronto di idee ed esperienze, per raggiungere la consapevolezza della verità.

Quella fase, però, pur essendo per me ricca di luce e felicità, non durò molto tempo. Il carico, infatti, era diventato pesante e le mie energie cominciavano a scarseggiare. Avere due bambini piccoli, una casa da gestire e una madre che iniziava a presentare il conto di attenzioni che le venivano a mancare con anoressia e  paure di vario genere, ben presto fecero di quegli impegni una stimolazione negativa che mi sprofondò in una malinconia che sembrava non avere fine. Ero cosciente della mia impossibilità  a continuare e questo mi deprimeva, perché ancora una volta mi ritrovavo a rinunciare a me stessa.

Cercai di resistere con tutte le mie forze, di far conciliare la famiglia con la vita della donna che ero diventata, e come un pesce al di fuori dall’acqua mi dibattei per tener stretta quella poca aria che mi ero conquistata, contro l’ingiustizia della rinuncia. Ma fu inutile e ben presto il mio corpo pensò di fermarmi mostrandomi tutto il suo esaurimento. Ad un tratto mi ritrovai bloccata, senza forze, con il solo bisogno di dormire e chiudere fuori tutto e tutti. Un sonno invalidante che mi rinchiuse nella mia stanza, unico luogo di ristoro. Potevo paragonare il desiderio di vivere e il mio fisico a due persone che si erano trovate a correre insieme. Il desiderio di vivere, però, aveva corso troppo in fretta, rigido nel suo obiettivo, e poco aveva badato alle lamentele del corpo, fino a quando i segnali non si erano espressi con un’azione drastica, messa in atto da quest’ultimo per porre fine alla fatica forzata: una metaforica amputazione delle gambe. “Adesso non puoi più obbligarmi a starti dietro”, sembrava dirmi il corpo, mostrandomi l’assenza degli arti. “Senza di me non puoi nulla, devi fermarti, perché così non puoi andare da nessuna parte!”

E’ stato così che mi son trovata a rinunciare alla donna che ero diventata, alla donna che mi piaceva tanto essere e son rientrata nella quotidianità di un tempo, in attesa del giorno in cui ne avrei favorito il ritorno.

Spesso mi son sentita dire che ho sbagliato mettendo da parte i miei sogni, che avevo diritto a prendermi il mio spazio, che si vive una volta sola e tutta una serie di incitamenti che più che incoraggiamenti sapevano di rimprovero. Ma a queste persone rispondo che nessuno potrà mai sapere cosa è bene per altri, quale sia la scelta più importante e opportuna, perché gli obiettivi non sempre coincidono e ognuno ha il proprio cuore con cui fare i conti. Ero cosciente di quello che stavo mettendo da parte, ma non avevo scelta, perché il mio obiettivo erano i miei figli e la serenità che dovevo loro, dall’istante in cui avevo deciso di metterli al mondo, tutto il resto non aveva la medesima importanza.

279 pensieri su “La rinuncia

  1. Ogni scelta comporta una rinuncia, si dice sempre, ma è anche vero che dall’altra parte, ogni scelta comporta un dono. Qualunque sia questa scelta, se corrisponde profondamente al nostro essere, se è coerente con ciò che siamo e che vogliamo col cuore oltre che con la testa, sicuramente il dono che riceviamo sarò maggiore della rinuncia. Nei primissimi anni dall’arrivo dei ragazzi anch’io ho lasciato da parte alcuni aspetti che erano importanti per me, ma in quel momento essere loro vicina era la cosa più importante. Non ho mai pensato di “annullare” me stessa, ho sempre lasciato un piccolo spazio in cui potevo fare qualcosa che non fosse strettamente legato a loro. Piccolissime cose, in un primo tempo, poi man mano che sono cresciuti lo spazio dedicato ai miei sogni è aumentato. E in un certo senso anche questo lo sento come spazio prezioso anche per loro, non solo perché non ci sia un rapporto troppo esclusivo, non solo perché sono consapevole di essere più serena quando faccio cose che amo e che mi realizzano al di là della famiglia, ma anche perché vorrei trasmettere ai miei figli l’importanza di inseguire i propri sogni (anche rendere serene le persone che ami è un sogno, non è in contrapposizione). Quali che siano, in ogni momento della propria vita, perché i sogni cambiano ma l’esigenza di sentirsi in pace con sé stessi no… 🙂
    Un abbraccio, bravissima come sempre!
    E auguri… Alexandra

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    • Proprio così, non è un annientare se stessi. E i sogni, quelli veri non si lasciano facilmente mettere da parte, ma se ne stanno in disparte per un po’ nell’attesa del loro momento…
      Un abbraccio fortissimo anche a te Alexandra e un augurio di cuore 🙂

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  2. E’ stata una scelta compiuta dal cuore che ha offerto alle priorità il gradino migliore.
    Sei una persona ricca di umanità, incantevole nonostante le ferite inferte all’anima. Tornerà ancora il sereno, un cielo limpido nel quale ritrovare intatti tutti i tuoi sogni, io te lo auguro di cuore.
    Auguri Dora, ti abbraccio proprio forte ❤

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  3. Ho letto tutto di un fiato il tuo post e credo di poterti capire perchè anche io ho rinunciato a delle cose per i miei figli ma ora che sono grandi, che hanno una loro famiglia, ed io sono in pensione sto riprendendo in mano la mia vita che avevo interrotto. Certo il tempo è passato, alcune cose e persone sono cambiate, ora è più difficile data anche la mia età, ma io sto provando ed allora perchè non riprovi anche tu? (sempre che ci siano le condizioni adatte ovviamente)
    Baciobacio e Buona Pasqua anche se è quasi terminata. ❤

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  4. Cara Dora, credo che se sei giunta a quella decisione, allora era la cosa giusta da fare.
    Anch’io non ho mai aspirato alla carriera per la famiglia e ne sono orgogliosa. Ora che avrai più tempo libero, sono certa che in gamba come mi pare che tu sia, troverai senz’altro bellissime cose da fare, per te, di nuovo per te. ( rispettando i ritmi della tua splendida famiglia). Grazie per avercelo raccontato.

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  5. una pagina letta con emozione e che in buona parte sento mia! Scelte e bivi accompagnano sempre la nostra vita, come i rimpianti o i rimorsi, sarebbe bello riuscire a muoversi con equilibrio e cuore. Ma so bene che non sempre è facile. Ma l’importante è farlo con passione!
    Complimenti per la foto che ritrae una donna dai tratti gentili e delicati ma soprattutto complimenti per come sei. Un caro abbraccio.
    P.s. se posso permettermi, perchè non cambi l’immagine dell’avatar con questa foto :).

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    • L’importante è fare una scelta consapevole…
      Questa foto non mi rappresenta più del tutto, son passati 13 anni. L’avatar ormai ha il suo significato e se lo cambiasse tradirei le motivazioni per cui l’ho scelto 🙂

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  6. Qualche spunto.
    Com’è facile cadere nella sterile quotidianità, quanto sforzo costa accorgersene, quanto spesso sono fatti del tutto casuali che te lo fanno notare.
    “Nessuno potrà mai sapere cosa è bene per altri”, quanto spesso giudichiamo, o veniamo giudicati secondo scale di valori altrui, valori imposti e che non ci appartengono.
    Ma la frase che mi piace di più è “ognuno ha il proprio cuore con cui fare i conti”, che dice tutto e non chiede commento.

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