I Melannurca

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Ricordo ancora la fatica con cui il mio cuore si è staccato dalla città che mi ha vista crescere. Per riuscirci, ho dovuto dimenticare le risate, i luoghi a me cari, i momenti in cui ero stata felice. Ho scavato una buca ed ho ficcato tutto dentro, sicura che non avrei più pensato a nulla di ciò che mi stavo lasciando alle spalle. E per qualche anno ci sono riuscita, ho fatto delle novità l’unica certezza, la sola per cui valesse la pena.
Poi però è accaduto qualcosa che ha riaperto il mio cuore ad ha dissotterrato il mio amore per Avellino, per la Campania e per quel sud da cui ero fuggita, strappandomi via dall’esilio volontario in cui mi ero rinchiusa. C’è stato un incontro che mi ha riportato alla vita, facendo rivivere in me il bisogno e l’attaccamento per una terra che avevo amato e che non avevo mai dimenticato. Ho conosciuto Antonio, Ester e Annamaria, tre attori napoletani che mi hanno offerto la possibilità di assaporare le gioie del palcoscenico. f75709800No, il mio ruolo non aveva nulla a che vedere con la recitazione, perché si limitava alla presentazione del loro repertorio, ma è stata comunque un’esperienza emozionante, che mi è servita per comprendere meglio il mondo da cui provenivo e la maniera di vedere la vita, che tanto mi era mancata.
A distanza di anni ho ritrovato i miei amici e con loro un’intera compagnia teatrale, che nel frattempo hanno fondato. Persone in grado di trasportarti nella commedia napoletana e regalarti emozioni che solo i grandi sono in grado di dare. Nata nel 2006, per volontà di Antonio Giuliano, Ester Calvano e Annamaria Melchionna, la compagnia ora conta 20 persone e annovera spettacoli di Eduardo, di Scarpetta, Viviani e Di Maio. E nel loro repertorio ci sono commedie brillanti, folkloristiche, comiche e drammatiche, quali La musica dei ciechi, Masaniello, L’Ultimo scugnizzo, Arezzo 29 in tre minuti, Napoli Milionaria, Miseria e Nobiltà, Il Medico dei Pazzi, Sabato, domenica e lunedì e la prossima Madama Sangenella.IMG_2830
Possiamo trovare I Melannurca anche in rievocazioni storiche all’aperto, nelle quali fanno rivivere gli antichi guitti de La Commedia dell’Arte, e spesso arricchiscono i loro spettacoli con espressioni di danze popolari quali la Pizzica e la Tammurriata.
Hanno al loro attivo anche una serie di spettacoli di Varietà dal ‘900 ai giorni nostri come Gran Varietà e Polvere di Stelle.
E come dice Antonio Giuliano: “Questi sono i Melannurca, di strada e palcoscenici ne hanno calcati, riscuotendo premi, ma soprattutto il consenso del pubblico popolare”.

Compagnia Teatrale I Melannurca

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124 pensieri su “I Melannurca

  1. Adoro il teatro! Ai tempi dell’università,quando ancora vivevo in città,facevo parte anch’io di una compagnia teatrale e mi divertivo anche a scrivere le sceneggiature,tipo Quando l’Ofelia s’incazza! dedicata appunto alla povera Ofelia.Adesso non ho più tempo,ma la compagnia gira ancora e quando riesco partecipo a qualche spettacolo 😊

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  2. È un patrimonio culturale da preservare, sono le tue (e sopratutto non soltanto) radici, e ha valore proprio ora che si parla di multietnico e che tutto si mischia.
    Napoli, sono certo, non è più quella e figure come un Eduardo (e famiglia) non credo proprio esistano più, ma proprio per questo Eduardo & Co non vanno persi.
    La “napolitanità” affermata con orgoglio o addirittura con arroganza, come unicità del meglio al mondo, no. Non sta affatto bene. Ma con ferma dignità e affetto di appartenenza… senz’altro. Anzi non vada rinnegata o persa.

    PS: Piuttosto che niente, ricordo con simpatia anche Renato Carosone! Erano canzonette soltanto, ma creative-ironiche… quanta estrosità! 🙂

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    • quelle fmiglie non esistono più ? veramente il figlio di Peppino De Filippo è ancora vivo, ed ha una sua compagnia, lo stesso vale per Casagrande con una sua compagnia, poi vorrei aggiungere Salemme, La Sastri ed ancora Buccirosso e per finire il grande Servillo con il fratello che, proprio di recente hanno promosso sulla rete nazionale, una versione, di una nota commedia di Edurdo, con la regia propio di Sorrentino, forse non frequenta i teatri e non abita a Napoli.
      E se permette signor Sperandio quelle di Carosone tutto erano, fuorché ” canzonette”…dietro c’era studio da conservatorio e grande capacità di rendere allegre, anche problemi sociali (tipo Caravan Petrolio).
      Vede, quella che lei chiama ” arroganza della napoletanià”, la spacciano chi napoletano non è, ma sfrutta l’ onda.

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    • Guido io credo che ti sbagli. Napoli è cambiata molto, ma non ha mai perso sé stessa, nel bene e nel male, e di famiglie alla Eduardo ce ne sono ancora… almeno io ne conosco un paio 😀

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      • Eheh no nooo nessuna precisazione, sono stato un poco apidittico, ma volevo solo esprimere la mia opinione, non sputare sentenze, peraltro poco autorevolmente, visto che non sono nato a Napoli ma in altra provincia campana e peraltro son emigrato 18 anni fa 😀

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      • Ti capisco benissimo, la precarietà della sede non ti consentiva oltre. E nel contempo, la realtà in palio è complessa, e dal momento che per forza in questi casi, una “verità” univoca e certa non può esistere, la si cerca per approssimazioni successive, sommando un parere con l’altro.
        Alla luce di ciò, ho gradito e apprezzato anche questo tuo ultimo commento (peraltro molto umano!).
        Colgo l’occasione, anzi, per ringraziarti per il tuo gentile “follow”.
        Alla prossima! 🙂

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  3. Penso di poter comprendere la tua emozione e felicità: il teatro è questo e molto di più ancora. Solo a calcare il palcoscenico ci si sente qualcosa di diverso. Se poi ci si avventura in un viaggio nel tempo, la cosa si fa ancora più intrigante…
    Grazie infinite per avere condiviso la tua felicità…
    Un abbraccio di cuore ed una carezza di petali vellutati…

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  4. Il palcoscenico è magico, ci puoi vivere mille altre vite. Il “Teatro” è vita, libertà, magia. E’ un’esperienza sublime calcare le scene, vivere le proprie emozioni negli abiti di altri, far uscire la propria vita vivendo quella di un personaggio. Ci vuole un grande lavoro su se stessi per fare l’attore, fino a scavarsi dentro, non v’è alcun dubbio che questa esperienza ti abbia in qualche modo fatto conoscere ancora di più te stessa. Il teatro ti arricchisce, è una grande scuola di vita, un’emozione pura, impossibile da dimenticare. Devi essere davvero molto grata ai tuoi amici, io lo sarò per sempre al mio “maestro”, perché è vero, in scena ci si sente più vivi! 😀

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  5. Mi piace il teatro, specialmente nella sua forma più ‘dilettantesca’, quando trovi compagnie bravissime e divertentissime che davvero sanno coinvolgerti.
    Qui nel Veneto seguiamo molto le commedie di Carlo Goldoni, e devo dire che sono pomeriggi spesi bene.
    Ciao

    K!

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  6. Il teatro è un mondo affascinate e misterioso per chi assiste dalla platea. Tu hai avuto la fortuna di stare dietro le quine e capire il valore degli attori. Splendida recensione di una compagnia che è a livello regionale sicuramente molto importante.
    Felice serata

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  7. La tua esperienza, il tuo ri-contatto alle origini, le tue “percezioni” interiori della tua terra, intensificate dall’esperienza sul palco, mi paiono la conferma più lampante di quel che diceva Bablet a proposito del teatro, che non esiste per permettere ad un gruppo di persone di raccontare, di dire, non è una forma comunicativa attraverso cui una persona spieghi qualcosa ad un’altra persona, ma è “la possibilità data all’uomo di accrescere durante un certo tempo l’intensità delle sue percezioni. E’ tutto qui, ma è enorme” [D. Bablet, Rencontre avec Peter Brook, 1973]. Grande Katy 😀

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