23 novembre 1980, terremoto dell’Irpinia. Sono passati trentacinque anni, ma sembra ieri.
Se nel racconto pubblicato sul Fatto Quotidiano in occasione dei trent’anni dal terremoto mi ero soffermata su quegli eventi che tanto influirono nel corso della mia vita, vorrei ora sottolineare ciò che ha significato quella esperienza e cosa mi ha lasciato.
Sono cresciuta in una terra, dove le scosse sismiche sono conosciute e comprese per ciò che sono: un episodio saltuario che ti smuove i nervi, ti incute paura, ma che non ti lascia troppo sconvolgimento. Sai che forse seguiranno altre scosse, ma sai anche che nulla puoi per sfuggire all’emozione. Da bambina, anch’io ne avevo avvertite, tra tutte quella del 9 maggio del 1976, tre giorni dopo il terremoto in Friuli. Chissà, forse per invidia, il terreno che avevamo sotto i piedi ci volle ricordare che non era da meno.
Durante il sisma ti scopri sorpreso per ciò che accade, così all’improvviso, ti senti avvilito e impotente, e chiudi gli occhi, cercando di isolare il cuore dagli eventi. E alla fine pensi: “Anche questa volta ci è andata bene!”, aggiungendo una tacca all’elenco di scosse avvertite, quasi come un vanto da raccontare. Se il terremoto è di breve durata, la cosa si risolve in fretta e riesci a tornare alla normalità con una certa tranquillità, ma se i secondi sono 90 allora tutto cambia, perché in quei 90 secondi avrai avuto il tempo di memorizzare ogni sensazione, ogni pensiero, ricordi indelebili che non perderai più. Avrai guardato bene in te stesso scoprendo aspetti che non avevi considerato prima, venendo a contatto con le tue debolezze, ma anche con la tua forza e la tua volontà di agire. Sarà una prova a cui vieni sottoposto e che ti dà solo due scelte: uscirne sconfitto o vincente, dove per vincente si intende solo sopravvivenza, adattamento e non vittoria, perché, in questo caso, di vittoria non ci può essere traccia.
Del terremoto mi sono rimaste l’emergenza a dir poco infinita, la precarietà degli alloggi, la convivenza forzata, ma anche la perdita della mia identità, una ricollocazione del mio ruolo nella società, una crescita improvvisa e pretesa che mi ha portato a perdere la sicurezza in me stessa e in ciò che mi spettava. Una vita sospesa per anni, dove l’orologio non segnava le ore e neppure i giorni, ma i mesi e gli anni, e dove l’obiettivo non era pianificare un futuro, ma solo vivere giorno per giorno, tanto per fare qualcosa.
Di colpo ho perso i miei sogni, le mie certezze, i piani che avevo fatto e la voglia di pensarci ancora. Mi son ritrovata a raccattare poche cose, a badarci come un tesoro e ad aver necessità di elemosinare un aiuto mettendo da parte l’orgoglio. Ho dovuto spartire il sonno e la quotidianità con persone sconosciute e accettare compromessi che mai avrei considerato. Donne e uomini costretti a convivere in aule scolastiche, stipati oltre ogni convenienza, con i letti degli uni che quasi toccavano gli altri e gli orari che non sempre trovavano un accordo. Gabinetti usati da famiglie intere che mal tutelavano l’intimità e rendevano la convivenza ancora più insopportabile. E l’abitudine, o necessità, a vestirsi sempre con le stesse cose, perché una scatola o una valigia non potevano contenere più di tanto. Un anno speso nell’incertezza della durata, senza nulla che potesse rappresentare vita normale, ma che ormai era diventato la nostra vita reale.
Un po’ meglio è andata nell’anno in cui ho vissuto nel prefabbricato, perché in quella piccola casetta di legno ho ritrovato l’intimità di una casa, la mia. Un luogo da arredare con i mobili recuperati nell’appartamento che eravamo stati costretti a lasciare, con spazi divisi in camere e un bagno dove fare una doccia. E una volta chiusa la porta il mondo rimaneva fuori con tutte le sue ingerenze e intromissioni. Un periodo che potrei considerare quindi più rilassante, se non fosse stato per il freddo che la lana di vetro non riusciva a tener fuori e il vento che ti urlava nelle orecchie minacciando di portare via il tetto e tutto il resto. Notti passate con berretti di lana a riparare la testa, le coperte strette al collo, e l’impossibilità di prendere sonno per la paura di una natura inclemente. Senza contare l’umidità che ti entrava nelle ossa e ti bloccava a letto per giorni con insopportabili dolori. Nonostante questo, però, posso considerare quel periodo anche divertente, perché mi sentivo una bambola nella sua casa, per tutto quel legno e per la struttura che ricordava una baita di montagna, per gli alberi di nocciole che circondavano quel piccolo villaggio e per un pezzettino di terra che il comune aveva lasciato a disposizione di ogni famiglia in cui si poteva giocare a fare il giardiniere. Uno svago, per distrarsi dalla solita incertezza temporale.
Del terremoto mi è rimasto il senso di impotenza, ma anche l’adattabilità e la volontà di ricercare una soluzione rapida, cosa che non sempre concorda con quella più facile, e dove la rapidità non giustifica l’inefficienza. Mi è rimasto lo sconforto per le debolezze dell’animo umano, ma anche un’esperienza di analisi per le vite osservate così da vicino, senza filtri, a nudo di ogni riparo formale. Mi è rimasta la decisione di essere me stessa sempre, con i miei difetti e senza cercare di apparire come in realtà non sono. Perché quando ti trovi in una situazione così improvvisa e destabilizzante, vedi cadere tutte le maschere usate per rapportarti con la società, cosa che può portarti allo smarrimento e alla perdita di ogni sicurezza. E mi è rimasto l’attaccamento ai ricordi che ancora mi legano a quella che ero e che mi rammentano ciò che avrei voluto essere se non fossi stata interrotta.
Il terremoto è come un lancio di dadi, puoi solo sperare che non esca il numero che fa vincere il banco. È un sovvertimento dei cicli naturali, perché il tempo non avrà più importanza, tutto verrà vissuto in funzione di una cosa: l’attesa. L’attesa della fine delle scosse, l’attesa di ritornare a stare in casa propria, l’attesa di una normalità come quella che avevi prima e non di un surrogato che ti dia l’impressione di vivere ancora.
Grazie Cecilia. Il tuo quadro In sospeso ben rappresenta l’anima di questo post.
tanti baci Dora !!!
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Anche a te Jeannette, di cuore! 🙂
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É davvero impressionante come il nostro paese,che si sa bene sia sismico,si trovi sempre impreparato di fronte a queste tragedie! Basta guarda anche gli ultimi qui in Emilia e all’Aquila:speculazioni,impreparazione,indifferenza.A Parma ne sono tirati parecchi,per fortuna senza mai le conseguenze disastrose della vicina Modena in cui i cittadini si sono praticamente dovuti arrangiare da soli e trovarsi altre case.Eppure paghiamo fior di tasse,ma quando servono i servizi non ci sono mai soldi! Però per le scorte dei politici saltano sempre fuori…..Prendessero esempio dal Giappone! Un abbraccio 😊
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E’ soprattutto una questione di organizzazione. Per prevenire poi, bisogna fare progetti e interventi. E comunque, non sempre si presta attenzione a quanto possa influire il “dopo”. Se la scossa fa paura, il dopo annienta…
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Ci si scopre fragili e indifesi davanti alla forza sprigionata dalla terra,si vede la propria casa,il proprio rifugio in cui si ha tutta la vita,sbriciolarsi come porcellana,ci si ritrova all’improvviso come nudi davanti al mondo,smarriti,con la quotidianità finita per sempre.Quando va bene e non si è perso nessuno che si ama o si è rimasti feriti. E spesso la gente tira anche fuori il peggio di sé andando a rubare il poco rimasto a chi ha già perso tutto. Le case si ricostruiscono,magari non proprio in Italia,ma i traumi restano per sempre.L’importante è comunque avere la propria famiglia intatta e uscirne indenni almeno nel corpo
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Anche in Italia si ricostruisce, solo con tempi lunghi e spese “a volte”mal gestite…
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quello che dici, che racconti, è la tua storia dura e reale, e condivido in pieno ciò che osservi sul ‘terremoto’. Cominciai a seguire il tuo sito a seguito della lettura dell’altro articolo che menzioni, più o meno allora, perché mi colpi a fondo. Quando penso all’80 perché quello me lo sono vissuto, mi guardo e penso che a me e alla mia famiglia e ai miei cari è andata bene perché vivevo a qualche raggio di distanza, e ho quasi un senso di colpa perché ricordo, ma non ricordo la mia paura in quel momento, e mi sembra così assurdo, mi sembra assurdo non ricordare nemmeno le immagini alla tv, e a volte mi interrogo su questo ‘non ricordare’. E penso a chi, come te, è stata toccata nella vita quotidiana, negli affetti, in ogni cosa più semplice e bella, da questo evento, e resto in silenzio, incapace di pensare oltre. Eppure, fuori da ogni mio non ricordo, mi rendo conto oggi che deve esser scattato in me inconsciamente qualcosa all’epoca perché ho vissuto per anni la mia infanzia a guardare il vesuvio dalla mia finestra terrorizzata come se potesse da un momento all’altro scatenarsi, e ogni oscillazione provocata anche solo dal passaggio di un autobus mi metteva in allerta, come se la terra riprendesse a tremare, quella terra che non si ferma mai. Scusa se accavallo la mia semplice storia, allo spessore del tuo vissuto rispetto a questi cataclismi, ma è il mio modo per comunicarti come arriva il tuo racconto, quello che con consapevolezza ci stai dicendo.
T’abbraccio
buona giornata, Dora
(scusa gli errori, non rileggo
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Il tuo raccontare è importante perché evidenzia altri aspetti: il non ricordare, come riparo all’emozione forte provata, e il timore che nasce dal vivere in un luogo a rischio. E il timore esiste perché, anche se l’inconscio ti porta a dimenticare, le sensazioni restano…
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è quello, Dora cara, ero certa ti sarebbe arrivato. Ne parlai in uno dei “frammenti” (il 5, mi pare) dove a volte mi fermo sulla mia vita, proprio con me stessa, come esigenza personale, quando mi tornano memorie. Si, io penso sia un istinto alla sopravvivenza, un riparo, questa cosa che ci porta a ‘rimuovere’ e spostare paure, perché le sensazioni restano, qualunque sia stata la nostra diversa esperienza degli eventi
sei una bellissima persona, di gran forza e sensibilità
non è facile raccontare, come fai, la tua vita
Un caro, davvero caro, saluto, Dora
a presto
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Un bacio grande Dora. Ti abbraccio forte
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bacio ❤
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🙂 🙂
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Non metterò il mi piace non mi è possibile.
Per me difficile trovare parole quali che siano in situazioni tanto drammatiche come il terremoto dell’Irpinia che ti ha coinvolta e altri ancora di cui per mia fortuna sono stata partecipe solo emotivamente col cuore stretto per quello che vedevo e sentivo !
Ricordo un documentario di Lina Wertmuller ..
La partecipazione solidale dei “comuni mortali” c’è sempre quello che viene a mancare e il senso del dovere dello Stato!
Un discorso lungo che chiudo qui abbracciandoti e abbracciando con il pensiero tutti coloro vittime di questi cataclismi che hanno sconvolto le loro vite.
She❤ra
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Il terremoto in sè ti lascia due possibilità: salvo o non salvo. E’ ciò che viene dopo che bisognerebbe cercare di cambiare. L’uomo non è una bambola da sistemare in un gioco, ma un’anima che ha necessità di trovare riparo psicologico oltre che fisico, e nel più breve tempo possibile.
Andrò a cercare il documentario di cui parli.
Un abbraccio
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“È una domenica sera di novembre”
Anno 1981. Trovato su Wikipedia
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Grazie, vado a vedere 🙂
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Ora che lo rivedo, lo ricordo. Grazie Sherazade 🙂
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🌹Buona giornata
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Anche a te 🙂
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Intanto un grosso abbraccio. Immagino quanti ricordi e paure possano riaffiorare ricordando quel dannato giorno.
Sarai stata bambina, giusto?
Io ho (da Padova) vissuto di striscio il terremoto del Friuli (la mia casa comunque ebbe delle crepe nonostante la grande distanza dall’epicentro) e ho vissuto lo sciame sismico di qualche anno fa causa submovimenti appenninici.
Ma la tua esperienza è infinitamente più forte, e più terribile.
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Avevo quindici anni, un’età sufficiente per prendermi carico di responsabilità che non mi searebbero spettate…
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Se eri più piccola, avresti avuto forse maggiori attenzioni e meno responsabilità.
Certo, già 15enne, ti avranno assegnato dei compiti che certamente avresti preferito non assumerti.
Credo tu sia diventata più adulta, a causa di quei dannati 90 secondi.
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Sì, in effetti mi ha obbligato a crescere, ma ti dico la verità, avrei preferito farlo con i tempi giusti. Gli errori in tali occasioni sono molti di più…
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Ero a Padova anch’io quando successe il terremoto del Friuli, ricordo le notti passate fuori casa … ed eravamo lontani dall’epicentro … furono giorni terribili … non dimenticherò mai la paura …
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In effetti la paura fu tanta.
La casa dei miei genitori, come cicatrici di quel giorno, porta ancora evidenti crepi nei muri.
K!
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Ricordo che ormai sentivo tremare tutto anche quando non c’erano scosse … una notte che ne venne una molto forte le ante scorrevoli del mio armadio andavano avanti e indietro con una violenza inaudita … aspettai che finisse e poi scesi le scale, era impensabile usare l’ascensore col rischio di restare bloccata all’interno, e passai l’ennesima notte all’aperto … tanti amici friulani erano a Padova all’Università come me, le loro famiglie dicevano loro di non andare a casa … fu un brutto periodo … ma io sono stata più fortunata di chi è rimasto senza nulla e di chi ha perso la vita … 😦 🙂
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ho letto . credo che ogni mia parola sia inutile. grazie ogni volta di queste condivisioni.
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Non temere 🙂
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Eri giovanne e poi quando siamo ragazzi tutto sembra più pericoloso.. ho fatto 4 diverse esperienze con i terremoti.. e nonostante non riesci gestire la sittuazione quello che ho in questo momento per la testa quello che vorrei fare.. non lo fai perchè sono solo seccondi e in quell momento di passa la vita come un film.. e dificile da spiegare.. ti abbraccio cara Dora bussi Pif♥
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Non mi è sembrato più pericoloso, ma solo reale. Non è stato un qualcosa che potesse lasciare dubbi… Certo, per tali eventi non si è mai preparati
Bussi anche a te Pif 🙂
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E poi ognuno di noi lo sente la cosa al modo suo.. pensi 3 anni fa era qui anche a Verona un paio di giorni direi quasi due 3 settimane le scosse fra leggeri e quelli più forti.. ero seduta qui sulla mia scrivania..eimprovisamente si muovevano le damegiane che ho sul scafalle come lamapade… ma era forte avevo paura che cadano… poi sentivo i miei bichieri di cristallo come se qualche gente brindano .. ero subito strssata per il fatto che qualcosa potrei rompersi 😀 … poi silenzio totale… nemmeno il canto dei uccellini anche tatanka sotto le coperte del letto… poi mi sonava la mia vicina e mi disse odbbiamo lasciare tutti le case.. sta per venire un fortissimo terremoto .. e io ma quando mai si pò provedere??? Sono rimasta in casa nessuna scossa … ma tanti ladri nelle case dei veronesi …
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Di scosse così l’Italia ne vive di continuo. Anche a Torino ne ho avvertite, ed è vero che poi ognuno reagisce a modo suo. Quel che differenzia il terremoto dell’Irpinia è l’intensità, la realtà e non l’interpretazione. Pensa che secondo la scala Mercalli è stata del decimo grado, mentre invece di solito si arriva al settimo. Il terremoto dell’Aquila è stato secondo la Scala Richter di 5,9 gradi, mentre quello dell’Irpinia ha raggiunto il 7. Non è stato un banale terremoto, ma qualcosa di tremendamente distruttivo, qualcosa che ti annienta oltre che spaventarti. Una cosa che non auguro a nessuno… Un conto è avere la padella che brucia sul gas, ove ognuno reagisce secondo i propri nervi e prontezza, un altro è invece è avere a che fare con un incendio, dove se sopravvivi lo devi solo alla sorte…
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Era nei anni 72 eravamo a Seebenstein nella Austriainferiore credo che era nel periodo di pasqua e li ea un terremoto fortissimo quasi 8 sulla scala richter.. sono crolati casa .. mio padre mi peso e si buttava su di me .. era un caos e un panico totale.. ho pocchi ricordi del terremoto ma mi ricorda dalla gente che piangeva e supplivavano Dio..
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L’essere stata una bambina è stato un vantaggio, sotto certi aspetti. Credo comunque che i gradi che ricordi non siano esatti…
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Comunque le catastrofi naturali sono sempre da non sottovalutare.. importante di essere ancora qui 🙂
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Ed è anche importante tenere presente che la natura può colpire chiunque ed in qualsiasi momento… 😉
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Io rispetto molto la natura… alla fine lei e la nostra madre e ci da da vivere.. se lo tratiamo male, lo fa comew tutte le mamme ci punisce 😉
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A volte però non è la natura a punirci, ma l’uomo a tradire se stesso…
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infaatti siamo noi responsabile la maggior parte… ma io preferisco vedere la pachamama (madre terra ) come una madre che ci punisce quando essaggeriamo 😉
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Certo, quando manca il rispetto degli equilibri tutto diventa instabile…
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io sono anche un pò sognatrice.. e mi dipingo il mondo più sereno che possibile.. anche se la realtà e diversa… 😉
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Bisogna farlo! E’ inutile sostare troppo su previsioni negative. Si deve solo imparare dai propri errori… 🙂
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Questo periodo natalizio.. non scrivo nulla di negativo.. credo le cose negative sono già più che bisogno… almeno qui nel mio blog evito la negatività 😉
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Un’aspirazione a cui puntare 😉
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Per forza la negativita mi stressa e l’unica cosa che voglio evitre e lo stress 😉
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Fai bene ad evitare carichi inutili 🙂
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… sono vivo perchè penso positivo 😉
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😀 Sicuramente 😉
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😀
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🙂
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già…..sembra ieri…..ma il ricordo della tragedia è sempre vivo…..
un abbraccio e buona settimana Dora
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Sì, è un ricordo che non lascia libertà…
Buona settimana anche a te Mirna 🙂 ricambio l’abbraccio con affetto
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🙂 ☺️
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🙂
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Hai reso eventi e stati d’animo con grande bravura, ma a parte questo, arrivo a dire che il tuo post ha una sua utilità: a ricordare a tutti, e quindi sensibilizzare su un passato in agguato pronto a ripetersi.
Individualmente poi, ciascuno di noi, ha modo di riflettere sulla vita propria e altrui, per rendersi conto – se non è stato toccato da certe esperienze – della propria fortuna e prendere atto delle capacità a superarle di chi quelle certe esperienze ha subito.
Il tuo ricordo diventa condivisione, e non pianto ma stimolo di vita per la vita. 🙂
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Hai colto il senso e lo scopo del mio scritto. Le mie parole non tendono ad essere una richiesta di consolazione, ma un informare e far capire certe sensazioni. Come ben dici: uno stimolo di vita per la vita.
Te ne sono grata 🙂
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Infatti….
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Un abbraccio forte Dora, immagino quanto sia difficile cancellare questi ricordi, anzi credo sia impossibile…
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Non li voglio cancellare, sono preziosi. Mi permettono di capire tante realtà che non vivo direttamente. E poi ero io quella ragazzina, non posso e non devo cancellarne l’esistenza
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Si, dopotutto hai ragione, fanno parte di te!
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Di noi! 😉 I ricordi vanno tutelati sempre…
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Cara Dora, senza quella ragazzina non saresti la splendida donna che sei oggi. E sai che non lo dico tanto per dire. Tu ci insegni sempre tanto regalandoci “pezzi di te” per permetterci di riflettere. ..
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Cecilia, prima di tutto voglio ringraziarti per il tuo quadro, perché ben esprime il senso di questo post: il tempo frenato e che non ha mai ripreso a scorrere come prima.
Se posso darvi lo faccio volentieri. Condividere ciò che si è appreso porta alla comprensione e alla crescita 🙂
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Lo sai che i miei quadri sono a tua disposizione e questo quadro è a me molto caro. Ci sono proprio momenti della vita in cui ci si sente in questa dimensione di sospensione. Tutto è fermo quasi come se non ci appartenesse più né il passato né il presente.
Ma ci si risolleva e si è poi più ancora forti.
Ti abbraccio tanto cara Dora.
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Infatti vedo nel tuo quadro molta positività, un invito a non mollare. Spesso dagli aventi negativi si può rinascere, e, come dici tu, si è ancora più forti di prima 🙂 Ti stringo forte
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non posso e non so dire nulla… un abbraccio
❤ 😉
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Ci sei… 😉
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uuuuu! quello certamente 🙂
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🙂 Una valanga di baci per te
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ffffrrrrrrrmmmmaooo
❤
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😀 Va bene ti preparo una mongolfiera carica di altri baci da portar via…
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🙂
( faccio sì sì con la testolina…)
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Se vuoi ci attacco una cordicella da legare al polso, ti seguirà come un palloncino sorridente
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lo faresti?.. davero?… sarebbe meravigliosamente meraviglioso!… ci vado in giro tutto il giorno e anche fino all’inpoi! 🙂
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Fino all’inpoi! Un bacio per ogni giorno a venire…
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😉
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🙂
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Sono nata nel 1980. Quello che racconti l’ho solo visto in TV in qualche immagine di repertorio o letto in qualche asettico articolo scritto per ricordarne l’anniversario. Le tue parole invece non lasciano scampo: inchiodano la mente e attraversano la pelle. Grazie per aver contribuito a nutrire quella memoria collettiva tanto preziosa e così spesso trascurata! Un abbraccio.
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Le tue parole rafforzano la mia convinzione riguardo la validità dello scambio di “informazioni” raccolte nella vita. Grazie 🙂 Ricambio l’abbraccio e ti sento vicina 🙂
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E chi se li scorda quei minuti angoscianti… si potrebbe scrivere “indimenticabili” ma indimenticabili dovrebbero essere solo le cose belle, invece il ricordo di quei minuti di bello ha solo la fortuna di esserci ancora e di non essere tra quei 3000 morti.
Novanta secondi per vedere tutta la vita trascorsa scorrere come un film nella mente unitamente alla percezione del momento attuale, gli scricchiolii dei muri, i soffi di un vento che vento non era ma chissà cosa era, vetri che si rompevano, prendi qualcosa da mettere addosso e appena si ferma scendi dal quinto piano con l’ansia di non riuscire ad arrivare giù, il bambino in braccio, la pappa dimenticata sul fuoco, torna sopra a spegnere, via in macchina verso spazi aperti, due notti in macchina come profughi, poi quindici giorni a dormire in casa ma vestiti e sulle coperte non sotto e mesi e mesi con la paura di nuove scosse, l’ultima significativo ancora in Febbraio ’81… E sono stato fortunato ad averla avuta ancora la casa il giorno dopo, 300.000 persone (tra cui anche tu come leggo) sfollati in situazioni precarie.
No… non si dimentica…
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14 febbraio 1981. Ero al terzo piano dell’ospedale “vecchio”, un edificio di epoca fascista. Ero lì per mia nonna ricoverata per problemi di cuore.
Ho avuto l’impressione di essere come una bandierina sventolata in corteo, la stessa sollecitazione. Un movimento a dir poco singolare che non ho più ritrovato in altre scosse. Il mio ragazzo era con me e temendo chissà quale reazione da parte mia, mi tenne stretta e ferma nella mia posizione. Condividere con te questi ricordi è come sentirmi a casa, in un certo senso…
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Allora ricordavo bene! Mio padre problemi di cuore a quanto pare li ebbe “anche” per questa scossa…
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Sì, furono in molti a risentirne. In fondo come non averne vista la grandezza dell’evento? Come avevo scritto sul Fatto Quotidiano, al momento della scossa pareva di essere un moscerino posto su un lenzuolo fatto ondeggiare. Un movimento così innaturale del terreno che porto gli alberi a baciare il suolo senza spezzarsi. Mi sembrò di vivere in un cartone animato…
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Vero… una sensazione mai provata prima, ondeggiare in preda al terrore con la testa che gira per la scossa e la paura… Non fu bello, proprio no!
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E il dopo fu altrettanto demoralizzante. Perdere l’intimità, l’identità, dipendere dall’interesse altrui e dover dire pure grazie. Senza contare le umiliazioni e il sottostare a regole che non avevano nulla di socialmente utile…
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Sì decisamente sei stata sfortunata, a me andò meglio… e mi lamentavo!
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Non mi stancherò mai di ripetere che un problema è grande per chi lo vive e non per chi guarda da fuori. Non svalutare ciò che hai vissuto e provato. Certamente esisterà sempre qualcosa di peggio che siamo riusciti a scansare, ma non per questo meno meritevoli di attenzioni… Certo, non è stata una bella esperienza, ma almeno possiamo raccontarla affinche altri ne vengano a conoscenza… In fondo io mi giudico fortunata per ciò che ho vissuto, perché considero tutto come una ricchezza che non tutti hanno… posso dire: io so!
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Pienamente d’accordo, come non esserlo! Per la serie… io c’ero.
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Sì, proprio così! 🙂
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dolori e ricordi veri che lasciano il segno ti abbraccio
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Sì, veri, ma che non rinnego e che conservo gelosamente 😉 Ti abbraccio anch’io 🙂
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Fortunatamente non ho mai vissuto questa tragedia ma l’hai descritta così bene. Penso che spesso vengano notati solo gli aspetti pratici senza calcolare le emozioni. Condividere spazi con altre persone e perdere la propria intimità oltre allo choc dell’evento stesso sono situazioni che mettono a dura prova. Penso che in quei momenti ognuno è “nudo”, le maschere cadono e ci si confronta con il proprio io.
Buona settimana cara Dora.
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Questo perché siamo abituati a pensare solo in funzione al corpo, per cui salvezza equivale solo ad aver salva la vita. Invece, sarebbe necessario tener conto delle sensazioni provate, dei disagi che influiscono sul resto di ciò che abbiamo da vivere. E questo vale non solo per il terremoto, ma per qualsiasi evento… Ti abbraccio con affetto 🙂
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Hai perfettamente ragione!!! Spesso certi traumi vengono sottovalutati dando solo risalto alla salvezza materiale.
Un abbraccio a te 😘
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🙂
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Stamattina dopo che ti ho letto, ho riposto nelle bozze un’altra cxxxxxx che avevo scritto e ho fatto altro. Sono andata a spulciare e ho trovato una cosa e l ho postata. Come ha detto Guido bello condividere e dare un significato,un messaggio, una emozione. Lo fai sempre, almeno per me,ma oggi ho sentito quasi il bisogno di affermare, di manifestare ciò che mi hai fatto provare. Dato che non son brava con le parole, ho lasciato solo una traccia. Grazie
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Grazie a te! 🙂
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Capisco le tue sensazioni, perché essere in mezzo al terremoto fa comprendere molte cose.Io ne ho vissuti tre, anche se non drammatici come il tuo.Però le sensazioni di essere scosso come un burattino di legno segna molto lo spirito.
Dolce serata
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E comprendi che la vita deve essere vissuta…
Una dolce serata anche per te 🙂
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La vita va vissuta
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Sì, sempre. Mai tenerla in un cassetto per tempi migliori…
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Non conviene
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Non serve a nulla.Fa solo perdere del tempo che non tornerà più
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Pienamente d’accordo. Il tempo fugge.
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Sì, il tempo non aspetta, ma passa e va…
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nessun problema
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Bacio grande 🙂
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Le parole di Dora e le pennellate di Cecilia ormai nota al mondo come Cilla, la Scilla del Nord! Davvero emozioni doppie che si rincorrono… massimo rispetto per il tuo vissuto che avevo già intravisto su ilfattoquotidiano.
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Sì, emozioni doppie che si rincorrono, hai detto bene. E di Cecilia ormai non riesco più a fare a meno. Sento le sue emozioni come mie.
Tu sei stato uno dei primi ad aver letto il racconto sul Fatto Quotidiano, quando non avevo ancora capito di cosa avrei parlato e come in questo blog… Il tutto è venuto fuori pian piano ed ha preso posto da sé
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Leggere i tuoi post, Dora, è come ricevere una lezione di vita, speranza e riflessione.
Pur non avendo vissuto tale l’esperienza, se c’è una cosa che mi terrorizza è il terremoto: la sua imprevedibilità, la distruzione che lascia, quello che si porta via.
Un abbraccio 🙂
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Però il terremoto insegna anche che se ben costruite le case non crollano. Certo, dipende anche dalla scossa, ma in linea di massima le cose ben fatte resistono. La mia per esempio non è crollata, anche se inserita nel centro storico della città, perché ristrutturata da poco. Fu dichiarata inagibile, ma non pericolante, e più di una volta mi ci sono recata per recuperare cose o anche azzardare l’uso della macchina per cucire. Era per me una sfida ogni volta in cui ci entravo, provavo un misto di paura e superiorità insieme. Mi sentivo una tosta perché in confronto alle ragazzine della mia età mostravo coraggio e maturità, ma in cuor mio sapevo che poteva essere un azzardo. E quasi avevo timore a fare mosse brusche per l’idea di una instabilità che si sarebbe potuta manifestare. Credo che in ogni situazione così particolare della mia vita ci sia stata una sorta di comoda convinzione che mi ha aiutata a superare le paure: non era ancora arrivato il mio momento, perché ero nata per uno scopo ben preciso e non per finire così improvvisamente… Una giustificazione che tutti noi cerchiamo e che a me ha dato la forza di superare anche grossi traumi…
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Le ultime righe del tuo commento, non le scorderò . Anche se, nel profondo, tutti sappiamo che è cosi, siamo portati a dimenticarlo spesso.
Grazie, Dora. 😉
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C’è un motivo per ogni cosa, anche per la nostra vita, non dimenticarlo mai!
Ti abbraccio 🙂
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Eh si. Credo sia stato un episodio molto forte da affrontare e superare… per i sopravvissuti. E certo che per l’età che avevi nn potevi che trovare anche degli aspetti positivi… ti era stata distrutta la casa ma nn la tua immaginazione. Io nn ero ancora nata e nn posso ricordare… ma alcune persone mi hanno a cennato e altre mi hanno raccontato d un dolore che ancora si portano dentro.
Almeno tu…. oggi ne sei testimone 🙂 smack
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Sì, ne sono testimone. L’essere giovane dava il vantaggio di continuare a sperare, la vita era ancora tutta da vivere e il tempo perso forse ancora recuperabile…
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Vero. Sante parole e viva i giovani che hanno sempre la forza e la grinta giusta x nn demordere. Ciao carissima
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In fondo è legge di natura… Un caro saluto anche a te 🙂
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E’legge di natura anche essere capaci di narrare della propria esperienza. E’legge di natura pure che l’individuo ricostruisca se stesso, anche dopo il peggior cataclisma. Il terremoto della valle del Belice mi ha solo sfiorato, però ho fatto in tempo a farmene cullare dalle scosse impertinenti. Un mistero affascinante per un ragazzino di 12 anni allora, come anche tutte quelle rovine e le anime vaganti senza un’apparente ragione, se non quella della mera sopravvivenza. Grazie infinite a te per avere dato corpo ed emozioni proprio a quell’apparente assenza di ragione…
Un abbraccio di cuore e più che mai complimenti: sei la prova provata di come le grandi catastrofi possono aiutare a crescere nonostante le perdite gravi…..
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Il terremoto del Belice fu anche molto forte e distruttivo. Condivido con te sensazioni e immagino quel ragazzino…
Ti abbraccio forte
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A distanza di decenni, mi pare che gli ultimi terremotati siano stati sistemati non da molto… In Italia c’è anche questa specificità: quella di rendere generazionali gli effetti di una catastrofe…
Abbraccio ricambiato di cuore…
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In effetti ho riavuto la mia casa dopo quindici anni, quando ormai la decisione di trasferirmi a Torino era già stata messa in atto da un bel po’…
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Meglio tardi che mai, ci sarebbe da dire con saggezza del tutto italica, dolcezza mia… E poi, come vedi, tutto il male non viene per nuocere: ti sei ricostruita una vita e non mi par poco…….
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No, non è poco. Non mi lamento di certo 😉
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Si cresce e quando si cresce in questo modo c’è solo da esserne felici… Un bacio di brezza soave per una notte che ti coccoli tenera……..
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Ne sono felice infatti. Ricambio il bacio volentieri 🙂
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Tu al Sud, noi al Nord. Ma la tragedia è uguale, e dimenticare impossibile!
Bacio
Sid
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Sì, è impossibile. Ma in realtà bisogna ricordare, sempre, per insegnare a chi non sa…
Baci anche a te 🙂
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Direi che ormai i tuoi scritti e i quadri di Cilla sono quasi un tutt’uno…non si sa bene chi abbia ispirato chi 😉
Nei tuoi scritti oltre a pezzi di te che ci fanno sempre più conoscere una donna che amiamo e stimiamo trovo sempre spunti interessanti di riflessioni…pensare a come nell’emergenza del terremoto e nella necessità di trovare soluzioni efficienti e veloci, ognuno metta a nudo e allo scoperto la sua essenza più intima…non ci avevo mai pensato, ma dalle tue parole sono emersi dei quadri di quotidianità così vivi come se ci si trovasse immersi.
Anche tu cara Dora hai davvero una capacità pittorica con le tue parole.
In sospeso di Cilla è intenso, bello, profondo, più che mai vero …chi non si è mai trovato accanto a un orologio così difficile da decifrare?
Un abbraccio ad entrambe!
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Un incontro destinato direi 🙂 Più che mai convinta che in effetti i quadri e gli scritti viaggino di pari passo, ognuno importante per l’altro…
Ricambio l’abbraccio 🙂
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Senza dubbio un’esperienza che, oltre a sovvertire ogni ordine delle cose, capovolge tutta una vita e l’unico rimedio è quello di riuscire ad uscirne il più possibile indenni, come hai fatto tu.
ùSto facendo una panoramica di coloro, il cui blog, è stato citato sul libro ” l’ultimo Abele ” Di Massimo della Penna,
Ciao
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Uscirne indenni vuol dire credere ancora nel cambiamento, perché in precarietà così protratte nel tempo si è propensi a credere il contrario…
Allora buon giro! Benvenuta 🙂
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Che bello leggere le tue cose Dora, offri infiniti spunti di riflessione!
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Do informazioni riguardo a cose che non tutti conoscono e a cui non tutti pensano…
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E’ un gran bel leggere!
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Ti ringrazio. Detto da te mi gratifica… 🙂
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Grazie per la stima ☺
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Dovuta 🙂
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Troppo buona
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Il giusto… 😉
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Eh.. La natura fa paura a volte e quando si ribella…. Quella bambina ora é dibentata una donna che ci racconta coinvolgendoci tutti quei fatti… Io ho vissuto terremoti solo lievissimi o di rimbalzo, passami il termine, tipo quello dell’aquila… Non posso capire ma posso immaginare quando perdi tutto cosa si puo sentire…. Un bacio!
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Non solo la natura, ma anche il dopo…
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Eh immagino… È che spesso anzi quasi sempre si pensa ai soldi e al potere e non alle persone…
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E le persone giorno dopo giorno devono continuamente adattarsi…
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E trovare nuovo istinto di sopravvivenza… E immagino pure gli adulti a spiegare ai bambini… Difficile
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I bambini per fortuna, riescono a distrarsi giocando…
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I bambini a volte capiscono piu degli adulti e perche sono tali riescono ad essere piu forti e … Giocare
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Comprendono che non vale la pena perdere tempo…
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Menomale x loro… Una mia amoca giapponese dopo la catastrofe del giappo e dice che non serve disperarsi… Si devono rimboccare le maniche… Ma quanta forza pero…
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E’ volontà. Nei primi mesi in cui sono stata nella scuola come sfollata, ero l’unica femmina, tra i ragazzi, ad avere la volontà di aiutare a scaricare i camion di aiuti o a sistemare e organizzare le cose. Non mi è mai piaciuto starmene a guardare. Un maggiore (credo) napoletano disse che io andavo contro corrente… Per quel mio inserirmi ho ricevuto insulti dalle altre femmine rimaste nelle camere a far niente, ma in cambio ho avuto qualche soddisfazione: ricordo ancora la confezione extra di Girelle che regalarono a chi contribuì a scaricare il camion…
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Bella lei….. Neanche posso dire che erano altri tempi perche gli anni 50 erano passati….
Rendersi utili, aiutare, avere un progetto. Questa è la vita vissut. Vivere non significa stare immobili…
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Infatti è questo il prezzo che paghiamo nella vita ogni volta in cui aspettiamo che altri risolvano le nostre quastioni…
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Eh…ma tanto possiam pure aspettare… Ma tanto poi sempre da soli ce la dobbiam sbrogliare…
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Infatti, ed allora mi chiedo perché indugiare? Naturalmente è un discorso ampio che sto facendo, che ha varie interpretazioni…
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Si si… Ora abbiam pure un po divagato… Eh indugiare fa comodo… É piu facile
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Si spera sempre di faticare di meno, ma a volte si finisce per faticare di più, perché le cose nel frattempo diventano più complicate e di difficile risoluzione
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ieri mi son addormentata come una pera! hai ragione! buongiorno! anzi quasi buon pranzo!
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Tanto non serve avere ragione quando si dipende da scelte altrui…
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dovremmo dipendere dalle nostre di scelte infatti!
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Almeno quando ci spettano, senza sfuggire alla responsabilità, perché nessuno sarà mai in grado di scegliere in nostra vece…
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magari i consigli si ascoltano pure eh… ma, almeno io faccio sempre con la mia capocciotta! a volte però la dovrei spengere! 😀
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Mai, piuttosto la metti in attesa, ma mai spegnerla…
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eh e come si fa????
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Basta aspettare il momento giusto senza voler decidere sempre tutto. Perché se esiste chi ama non prendere decisioni, c’è anche chi di decisioni ne prende troppe, a volte perfino inopportune…
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uh! ma un equilibrio mai eh?
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L’equilibrio è complicato, per averlo devi tener sotto controllo molte cose…
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eh e torniamo all’inizio del discorso…
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A volte si torna…
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a volte ritornano…. paiuuuuura!
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E meno male! 😉 Magari nel mucchio ritornano anche positività…
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eh beh! si ogni tanto pure ci vuole no! sempre tutti a lamentarsi!
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🙂 Il lamento da sé non serve a nulla, occorre una presa di posizione. Ecco appunto la decisione 😉
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oh che saggezza oggi eh! beh tu lo sei sempre… io un po meno! 🙂
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Essere saggi è facile, il difficile è mettere in pratica… Non ritengo tu abbia dei problemi in questo senso… 😉
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ah beh… se lo dici tu! a volte sono saggia in teoria… ma poi in pratica sono un macello!
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La saggezza sta anche nell’ammettere i propri errori… e dalla volontà che si mostra di imparare da essi 😉
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ma tante volte si commettono sempre gli stessi errori però… a volte mica per cattiveria… a me a volte piacerebbe essere diversa ad esempio, ma poi nun ce la fo!
tu invece non fai mai errori?
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Ne faccio tanti, e a volte li ripeto pure, ma alla lunga si impara… L’importante è non pretendere da se stessi la perfezione
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ah perfetti mai… troppo noioso e pretenzioso!
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Le cose perfette sono noiose infatti, come una strada diritta in un deserto…
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si si … le strade dritte sono brutte, meglio le curve e gli ottovolante…
ma i deserti no… quanto vorrei perdermici…!
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Non ti piacerebbe di più la sorpresa nascosta dietro una collina o alberi e prati?
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si… questi agguati mi piacciono moltissimo… e me li vado pure a cercare…
ma il deserto africano per me è un sogno enormemente enorme!
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Una mia amica, nata in Africa e cresciuta tra l’Italia e l’Africa, parla di un amore particolare che si instaura, di mal d’Africa
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oddio che meraviglia… io non ci sono mai andata e ho il mal d’africa! è un sogno per me! avevo pure scritto un post e sto scrivendo una specie di mio sogno ad occhi aperti… ovvio che io non sapendo scrivere, eccetera eccetera!
mamma che darei per essere li ora!
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Non sapendo scrivere? E chi lo dice che non sai scrivere? In verità, sei più brava di quanto dici…
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ah beh… lo dico io e ne sono sicura. non lo dico per farmi dire che non è vero. Io scrivo solo i miei pensieri e li butto giù così, perchè appunto non sono scrittrice….
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Dipende dalle cose che scrivi. Ognuna di esse ha una collocazioine diversa. Sei brava!
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vabbuò! facciam finta va! che tu mi vuoi bene, quindi! ogni scarrafone è bello a mamma soia! haha!!!!! mo vado a casaaaaa!!!!! bacini!
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Sono una mamma obiettiva! 😀 Baci amica mia, buon proseguimento
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Ahah! Ma nooooo non ti avevo detto che eri mia mamma anche se cosi sembrava… Era x rafforzare che siccome sei mia amichetta, per forza mi dici quelle cose! E gli scarrafoni son belli solo alle loro mamme!
Baci a te! Buona giornata!
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Non ho mai pensato di essere tua mamma 😀 non tiriamo in ballo l’età 😀 Volevo dire che sono obiettiva…
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Ahhhhh! Eh ma infatti siamo noi che balliamo… Mica l’etá! Che poi siam ancora sbarbatelle!
Obiettiva mo… Bah! Bacini!
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Obiettiva sì! 😀 Buona serata Alessia
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Cara Dora ti ho nominata per questio TAG leggi qui.. https://rebeccaantolini.wordpress.com/2015/11/27/tag-perche-e-nato-il-tuo-blog/ un abbraccio ♥
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Ma grazie Rebecca! Vengo a vedere 🙂
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😉 prego
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🙂 🙂
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♥
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🙂
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It’s difficult to have senseful words for such tragedy. It’s impossible to imagine a tiny bit of how it affected people’s lives, I read your words and I understand that you are a true SURVIVOR.
Baci
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In fondo, a me è andata bene 🙂
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Passo per un saluto, racconti sempre molto bene ciò che vuoi condividere.
Serene Feste!
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Anche a te auguro che questo periodo sia piacevole 🙂
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Nei limiti del razionale 😂😄😛
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Logico 😀 😉
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ahah
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😀 😀 Bacio
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il terremoto dell’irpinia è un momento che ancora oggi si fa fatica a dimenticare.
ciao
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Sì, una grossa fatica! Un saluto a te che sei passato 🙂
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I was just a little lonely online today and came here to sit and read for awhile 🙂 This is a touching post.
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Sono contenta che tu abbia scelto di leggermi 🙂
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Eccomi qui Dora cara..
Hai descritto così bene le sensazioni che mi sembra di sentirle..
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Ciao Tiziana, sono contenta di essere riuscita a trasmetterle…
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Sei bravissima a trasmettere emozioni perché i tuoi scritti partono dal cuore.
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Grazie Tiziana 🙂
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❤️❤️❤️
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🙂 🙂 🙂
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