Per tutta la vita

“E Agnese dov’è?”, gli chiese l’infermiera incrociandolo nel corridoio.
“È in camera, sta riposando!”, rispose Alfredo, con gli occhi luminosi e le mani ferme sul girello.
“Si è stancata molto ieri sera?”
“Un po’, ma ne è valsa la pena!”, fece lui, convinto.
Sì, ne era valsa la pena. Era stata una bella festa. La custode aveva riempito le pareti del corridoio e il salone con palloncini colorati. E un grande striscione aveva primeggiato appeso al soffitto, proprio sul tavolo del rinfresco. Erano passati quindici anni dal giorno in cui l’aveva incontrata, anni in cui aveva visto rinascere dentro di sé la voglia di vivere.
Era arrivato alla casa di riposo pensando che fosse arrivato il momento di lasciare il mondo e le sue pene, con il fisico stanco e la mente persa nei ricordi di tempi finiti per sempre. Rassegnato alla fine dei suoi giorni e con la sensazione di essere ormai estraneo alle emozioni che fanno dell’uomo un essere vivente.
Aveva passato i primi due mesi abbandonato sulla poltrona dove lo lasciava l’infermiere ogni mattino. Fosse stato per lui, sarebbe rimasto a letto, invece di sorbirsi la televisione sempre accesa e il chiacchiericcio degli anziani in attesa di consumare i pasti, unico obiettivo della giornata. Non gli importava nulla delle parole sciorinate da quella scatola urlante, nemmeno le sentiva, così come non si preoccupava di guardarsi intorno e scoprire i volti di chi condivideva con lui quell’attesa definitiva. Gli importava solo del salice in giardino e dei gatti che si rincorrevano all’ombra dei suoi rami benevoli. E, come ogni giorno, il suo sguardo era fisso su quella cartolina, quando un’immagine si intromise e mutò la scena. La vide passeggiare lentamente, un libro tra le mani e lo sguardo intento a osservare il mondo. Non aveva nulla degli ospiti presenti, era diversa nel suo rapportarsi con ciò che aveva intorno. Ed era bella con quei suoi occhi nocciola e il corpo minuto. D’improvviso sentì l’impulso di prenderla per mano e portarla via con sé.
Da quel giorno, Alfredo fece di tutto per riprendere a camminare con sicurezza, si spogliò delle ragnatele con cui aveva avvolto la sua esistenza e sposò Agnese. Grazie a lei aveva sentito il cuore animarsi come un tempo e il sangue era tornato a riscaldargli il corpo. Grazie a lei aveva accettato che le sensazioni sedate ritornassero a movimentargli le giornate.
Dopo quindici anni il loro amore era più forte che mai. A novantuno anni faceva fatica a camminare e si affidava al girello, ma aveva qualcuno che lo aspettava alla fine del corridoio…

161 pensieri su “Per tutta la vita

  1. Ciao Dora, questo tuo articolo canta amore e dolcezza incondizionata.. Al di là dell’età, del luogo, della situazione! E sei bravissima per come descrivi queste emozioni, che si leggono piacevolmente 🙂 la tua sensibilità unita al tuo saper comunicare tutto ciò ti fanno essere una scrittrice sublime.. Sarà sempre bello leggerti 😉

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  2. Mi addormento con questa immagine… Perché l’ho visto quell’amore forte e delicato, che non ha bisogno di girello, quell’amore ritrovato, energizzante… E dall’altra parte chi segue con sguardo amorevole e aspetta… hai rappresentato un quadro pulsante di vita! Notte cara Dora!

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  3. Te lo devo dire?…Mi hai commosso; a rischio di ripetermi: scrivi con il cuore. E quando si è capaci di tanto, si è come il re Mida: ogni cosa che si scrive è oro colato…
    Un bacio ed un fiore…

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  4. Gia’. Bellissimo racconto, di una straordinaria tenerezza. L’avevo letto ed ero convinta di avere messo il like. Mi accade di leggere tante cose che mi piacciono e presa dal racconto dimentico di mettere i like.
    Un caro abbraccio.

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