Compagno di tempo

Ehi tu, bambino, affacciato a quel balcone, a cosa stai pensando? Te ne stai seduto lì, tutto il tempo, un libro tra le mani e lo sguardo distratto dal cielo azzurro e dalle rondini che lo usano come una tela su cui dipingere un volo. Tu, bambino, girati verso di me! Guardami! Anch’io passo il tempo a guardare fuori: la gente che passa, i cani che litigano, i bambini che giocano. Sì, perché, mentre io e te ce ne stiamo seduti a pensare, loro giocano e fanno rumore. Non senti com’è forte questo rumore? Corrono, gridano, ridono, non fanno altro che giocare, tutto il giorno, ogni giorno.
E tu cosa fai? Perché non li raggiungi e ti unisci a loro? Non ti accorgi che il tempo una volta passato non ritorna? Non guardi il cambiamento del tuo corpo? Alzati, vai, che ci fai seduto tutto il giorno? Sì, hai ragione, anch’io non scendo a giocare, ma a me non è permesso. Mia madre non vuole perché ha paura che qualcuno mi porti via. No, non so perché ha questo pensiero, lei non lo dice ed io non so inventarmelo. Ma ci ho provato sai, più di una volta.
Ho immaginato il sole pronto a rapirmi col suo sguardo, ho immaginato anche l’aria avvolgente di un tornado. Ho perfino pensato che correre o saltare mi avrebbe fatto male, e che forse questo balcone è l’unico posto dove io possa stare al sicuro… Perché ci sono delle volte in cui ho sognato una mamma diversa che mi voleva ancora, che si era sbagliata ed era tornata pentita. La mia mamma, sai, ha paura, perché se l’altra arriva mi porta via. Ma io non voglio andarci, non è giusto che io torni con lei. Devo rimanere qui, per qualche motivo che non so e che devo ancora scoprire.
Ascoltami bambino, lo dico solo a te perché sei il mio compagno di tempo e sai tenere un segreto. Io lì, con l’altra mamma, non ci stavo bene. Non mi piaceva quel posto perché c’era un uomo con la faccia d’uva fragola e l’alito che sapeva di mosto. Al suo arrivo mi nascondevo perché le parole che pronunciava mi sembravano strane e cattive. Altre volte invece mi faceva arrabbiare così tanto da non riuscire a trattenere un grosso rimprovero: glielo gridavo dal basso della mia statura sicura di potergli far paura. E sicuramente ne aveva, visto che si zittiva e rideva. Questo voleva dire che ero più forte e che se mi fossi arrabbiata la gente avrebbe smesso di essere cattiva e si sarebbe messa a ridere. Ma forse non è così, perché ad un certo punto ho sentito dire da qualcuno: “Si arrabbia troppo, è pericoloso tenerla ancora qui. La trovo sempre a litigare con gli altri bambini.”
Ma non era solo in quel posto che vedevo quell’uomo così brutto, lo vedo anche qui. Lui suona e pretende di entrare e la mamma non gli dice niente. Io però non mi arrabbio più, ma ho paura che mi porti via, allora corro a nascondermi sotto il letto, facendo dire che non ci sono. Ma lui vuole vedermi lo stesso e dice a mamma di farmi uscire dal nascondiglio. Mi mette la mano sulla spalla e mi bacia sulla testa. Meno male, che mi bacia sulla testa e non sulla guancia, così non sento troppo il puzzo che gli esce dalla bocca col fiato. Una volta ha addirittura portato un ragazzo con sé ordinandomi di dargli un bacio, perché a suo dire era mio fratello. Io l’ho guardato, l’ho salutato, in silenzio, sperando se ne andassero in fretta.
Poi, tutto ad un tratto quell’uomo non l’ho visto più… Chissà, forse mia mamma è diventata coraggiosa abbastanza da tenerlo lontano.
Ecco bambino, questo è tutto, tutto il mio mondo su questo balcone, ma almeno ho te a cui posso parlare. E guardo il sole e gli scrivo poesie per convincerlo a rapirmi con le sue braccia dorate. Gli chiedo di portarmi su in alto con lui, per arrivare lontano, fino a quelle montagne laggiù, per vedere com’è ora la casa dove l’altra mamma vive.

31 pensieri su “Compagno di tempo

  1. Situazioni familiari complicatissime, che hanno il potere di condizionare la vita di bambini innocenti,
    che forse, nel tempo, avranno un equilibrio interiore instabile, dovuto all’ambiente in cui sono cresciuti…
    Buongiorno Dora, buon mercoledì silvia

    p.s. mi piace tanto il tuo avatar

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  2. Putroppo quando insegno alle elementari ne vedo troppi di bambini con questo carico sulle spalle! E me li ritrovo più o meno “difficili”alle medie e alle superiori.Se gli adulti imparassero ad essere più responsabili verso i bambini! Ma quasi sempre sono loro quelli immaturi 😊

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  3. Se avevi intenzione di farmi commuovere, ci sei riuscita perfettamente, Dora, ho gli occhi lucidi, no che dico?, ho le lacrime che mi scendono sulle guance … e, mannaggia, non trovo mai un fazzoletto in casi come questi … hai ragione, non tutti i bambini diventano difficili in situazioni così pesanti, ci sono quelli che riescono a sognare ad occhi aperti, che sviluppano la fantasia e l’immaginazione, riuscendo a costruirsi un mondo interiore che li salva, maturando sulle tristezze, raggiungendo addirittura un grande equilibrio e, col tempo, a diventare saggi e … dolcissimi … come questo cucciolo sul balcone … come te … Un abbraccio forte, amica cara … ❤

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  4. Incontri d’infanzia, incontri che mettono in risalto delle situazioni comuni e dei piccoli drammi di vita che introducono al grande dramma che è la vita per molti. Un dramma che tu dimostri di conoscere molto bene…
    Ottima narrazione: delicata quanto basta per avvincere in un afflato commovente…
    Complimenti
    Un bacio di brezza soave…

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  5. Ho letto ieri tutto d’un fiato, oggi sono tornata a rileggerti con calma. È toccante questo racconto, commovente e sognante. Affiorano tante sensazioni, di timore, angoscia, speranza. Come sempre riesci a scrivere cose forti che toccano il cuore! Ti abbraccio

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  6. “Devo rimanere qui, per qualche motivo che non so e che devo ancora scoprire”…
    Caro lui, bellissimo racconto Dora, i miei complimenti.
    A.

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