“Amore ti appartengo, come il giorno al Sole. Respiro avida le tue parole, sognando carezze mai avute”; “Amore sono persa in te, nulla di me ha volontà di resistere…”, e così via. Tutto dipende dalla fantasia di chi scrive. Taluni lo fanno con dolcezza e passione, altri invece optano per parole più aggressive o al contrario arrendevoli, in un gioco di ruoli dove l’altro è colui, o colei, a cui ci diamo, senza remore né pentimento.
Alla base di questa necessità di espressione c’è il bisogno di appartenenza. Non siamo “programmati” per vivere da soli, per cui, come gli animali trovano sicurezza e garanzie di sopravvivenza facendo parte di un branco, manifestiamo tale istinto soprattutto con il bisogno di far parte della vita di qualcuno in maniera stabile e duratura. E che sia la famiglia, la scuola, una banda o un innamorato, l’esigenza della relazione sociale influenza inevitabilmente la nostra vita.
Il bisogno di appartenenza è innato e lo si può comprendere, per esempio, pensando ai bambini abbandonati negli orfanotrofi. Dopo vari tentativi andati a vuoto, il loro pianto cessava perché avevano imparato che dall’altra parte nessuno avrebbe raccolto quel richiamo. E iniziava così la loro resa al silenzio e la chiusura al mondo, mentre l’eventuale sopravvivenza veniva segnata per sempre dalla consapevolezza di non appartenere a nessuno.
Appartenere quindi si identifica non con il possesso, ma con l’amore. Se io appartengo, sono amato. E, se sono amato, sopravvivo, perché ho una possibilità e uno scopo per sopravvivere.
Questo è un argomento molto vasto che non si può confinare in un breve post, ma mi piacerebbe comunque estrapolare un piccolo appiglio di riflessione. Quanto siamo disposti a vivere senza appartenere a nessuno? E in quale maniera la nostra vita sarebbe influenzata dalla mancanza dell’appartenenza?
Mica paglia, oserei dire: c’è tutta l’esistenza di miliardi di individui, in quei due interrogativi, alla fine della tua più che interessante riflessione.Mi limito semplicemente a rispondere al primo notando che l’appartenenza non può significare annullamento del sè, cosa che molto spesso si traduce in fraintendimenti mortali. Mentre per il secondo penso che andrebbe rapportato in gran misura della capacità dell’individuo di comprendere in sè il proprio essere individuo autonomo ed allo stesso tempo necessitante dell’altro da sè. Ma sempre in chiave di compartecipazione ai disagi dell’esistenza…………Un caro saluto ed un fiore……………..
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Ciò che dici è importante perché con l’appartenere spesso e volentieri si indica possesso. E questo non ha nulla a che vedere con l’amore…
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Appartenere è come concedere, in esclusiva, qualcosa di sé.
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Ed è proprio ciò che si vuole quando si ama…
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Esatto, non lo vedo come una costrizione o una forzatura, ma come desiderio.
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Quando c’è volontà l’appartenere è un completarsi, un sostenersi a vicenda…
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Qui si demolisce un po’ la figura, a volte mitica, del single per scelta. Io mi chiedo sempre se siano dei coraggiosi o dei vigliacchi…
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Se siano coraggiosi o vigliacchi dipende dalle loro motivazioni. Comunque, anche i single per scelta fanno parte di qualcosa, appartengono a una famiglia, amici… Quello che nessuno di noi può soportare è essere escluso dall’interesse di chiunque.
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Certo, in senso più esteso, nessuno si sottrae.
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Secondo me il segreto sta nelle regole. Tu parli non solo di amore, ma anche di famiglia, scuola, branco… questi ultimi esempi hanno sempre regole molto rigide e se vuoi farne parte devi sottostare a delle regole precise. In amore può verificarsi la stessa cosa allora diventa possesso. Se invece avviene tutto per libera scelta e tolleranza della diversità, allora le cose cambiano molto…
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Credo che tu stia guardando le cose su una linea troppo parallela, uniformando i significati. Partendo dal presupposto che ci si deve sentire importanti, avendo un ruolo riconosciuto da qualcuno, spesso si è disposti anche ad accettare regole rigide non condivise, pur di non rimanere soli. La famiglia, l’amore per un’altra persona, dovrebbero sostenere con “complicità”, alla pari, e se a volte si cade nel patologico diviene simile alla banda. Allora in questo caso si deve scegliere se restarci accettando o ribellarsi ed uscirne. Quanti ragazzi si sentono costretti a mettere in discussione la propria famiglia? Quanti hanno il coraggio di abbandonarla? O per abbandonarla, quanti cercano un appoggio più forte della famiglia stessa per farsi trainare fuori?
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Ma qui stiamo parlando di personalità e di rispetto per la libertà degli altri. allora va fatto un bel distinguo sull’appartenenza. L’appartenenza non esiste, c’è solo la complicità come dici tu, ma riguarda i rapporti alla pari. Famiglia, bande, scuola, esercito, ed anche certi amori non sono rapporti alla pari.
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Appartenenza e rispetto infatti dovrebbero procedere insieme. Il bisogno di appartenere è di tutti noi, ma se non rispettiamo prima di tutto noi stessi ci adatteremo ad essere posseduti. Sì, la complicità si identifica bene con l’appartenenza. In fondo, per una coppia senza complicità non potremo parlare di appartenenza…
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Appunto…dovrebbero. Ma non è così se non in casi sporadici. Mi piacerebbe “appartenere” ma finora riesco solo a portare rispetto. E lo dedico molto a me stesso. Non mi sono mai “accontentato”…o capitano o niente… (cit. da un noto film) 🙂
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L’appartenenza trova la sua realizzazione in molti aspetti della nostra vita…:)
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Direi anche che non ci abbandona mai…ma abbiamo bisogno di avere anche un certo distacco se non vogliamo perdere la nostra individualità…
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Però a volte è bello perderla, sognare un po’. Più o meno, tutti ne abbiamo bisogno. Tutto sta a dosare sempre ogni cosa nel migliore dei modi…
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Si è vero…ma spesso non si raccoglie mai ciò che si semina…
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E cosa importa? A volte la soddisfazione sta nel farle le cose più che ricevere un guadagno…:)
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Ma su questo sono d’accordo…io ho sempre agito senza cercare un tornaconto…ma quando arrivano i calci nel sedere allora ci ripensi…
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Forse l’errore sta proprio in questo: togliersi delle possibilità perché qualcuno ci ha delusi. Sta a te vedere cosa vuoi veramente e a cercare la persona giusta…
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ma no…io ci provo sempre, te lo assicuro…non sono uno di quelli che si chiudono a riccio dopo i calci in culo…solo che è una ricerca difficile, tutto qui 😉
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E diventerà sempre più difficile…
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Voglio essere ottimista…comunque non mollo… 😉
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E così che si fa! A mollare c’è sempre tempo! 😉
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Ah io non mollerò mai finché vivrò… e mi sa che tu sei come me… 😉
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Se ne è valsa la pena, non ho mai mollato. Il non mollare è pensare a se stessi! 🙂
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Ma se non pensi prima a te stessa non sarai mai ingrasso di aiutare gli altri… 😉
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In grado
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Come fai a pensare agli altri senza pensare a te stesso? Già il voler dare agli altri è un ascoltarsi… Quel che a volte rovina le cose è che non sempre prendiamo in considerazione le nostre vere motivazioni
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Ma infatti…siamo tutti parte dello stesso sogno…non esiste dualismo ne diversità…l’altro è lo specchio di te stesso. Ma se ci troviamo di persona io e te credi che una settimana basterebbe per chiacchierare? 😂😂😂😂
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Credo di no! 😉
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Ahahahahah lo credo anch’io 😉
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Sarebbe troppo divertente, una sfida… 🙂
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Lo penso anche io…poi è uno scambio di idee troppo bello e che arricchisce. A volte la pensiamo diversamente ma gli argomenti non mancano… 😉
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Concordo!
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Ciao Dora, non so nulla dei Cookies… devo fare qualcosa?
Comunque grazie per avermi avvertita… 🙂
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Ti ho spedito una mail…
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Appartenere è come dare totale fiducia a qualcuno o qualcosa
Ma non essere di proprietà, come intende qualcuno
Baci
Mistral
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La proprietà è un tentativo di chi è insicuro…
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Buongiorno ti ho nominato spero ti faccia piacere https://vinvivendo.wordpress.com/2015/06/21/fmtech-award/
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E che ti posso dire se non grazie!! 🙂
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grazie a te per ciò che scrivi
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🙂
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Ciaooo! Ti ho taggata per il gioco ” Cosa c’è nella mia borsa”. Vieni a vedere da me. Spero non ti dispiaccia:)))
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Grazie per il tuo pensiero! Prenderò in considerazione… 🙂
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Appartenere si, ma mai annullarsi per qualcuno, amici, amore o famiglia che sia.
Non bisogna mai a rinunicare a sè stessi per qualcun altro. Se si ama una persona la si ama per come è, senza volerla cambiare o renderla simile a come noi vorremmo che fosse, al nostro ideale:)))
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Giusto!
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Ciao, ti ho tag in un nuovo articolo vieni a darci un occhio. baci
https://pensierisparsidiunapsicopatica.wordpress.com/2015/06/21/cosa-ce-nella-mia-borsa/
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Passo da te molto volentieri…
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Un grazie mille per le tue visite con il like nel mio visual ti auguro una buona serata.
Soul.
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Un giro dalle tue parti è sempre cosa gradita! 🙂
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Sei la benvenuta 🙂
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Anche tu!
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Se appartenere è darsi, incondizionatamente senza “se” e senza “ma”, incuranti dell’indomani e delle incertezze del futuro, con i bagagli del passato dimenticati nell’ultima stazione ferroviaria, è un atto d’amore che ha un valore incomparabile. Grazie… un post molto bello e intenso.
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Mai pianificare, ma lasciarsi trasportare, senza se e senza ma…
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anche perché il calcolo delle probabilità in amore non esiste o non funziona…
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Assolutamente. Quando meno te lo aspetti vieni estratto!
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non intendevo esattamente quello ma anche ciò che tu dici è corretto… pianificare una storia d’amore è come partire con tre caravelle alla volta dell’india e arrivare in america
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O come guardare un film sapendo come va a finire…
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Giustissimo…
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😉
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Post interessante…con un quesito dai risvolti troppo vasti…in sintesi (se smp si può sinsetizzare) secondo me sí da un lato ogni uno è nato x non vivere solo e quasi smp la solitudine ti devasta. ..dall’altro delle volte quando non si è soli si cercano angoli di solitudine. ..qst diventa un paradosso dell’animo xkè infondo l’essere umano è incontentabile. ..
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E’ anche vero!
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Avere qualcuno al proprio fianco è una necessità insità nell’umanità, anche se non sempre
tutti i tentativi vadano a buon fine….
Buon lunedì, Dora, silvia
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Vero! Ciao Silvia 🙂
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