Un bel panino

L’età dell’asilo, si sa, è il primo gradino che un bambino si trova a “scalare”. C’è chi lo supera senza difficoltà e chi, invece, richiede più rassicurazioni e attenzione.
Quando è toccato a me, mi son sentita quasi un’intrusa in un mondo che altri conoscevano già e di cui ero stata tenuta all’oscuro. Ogni cosa, quindi, mi appariva non secondo la reale natura, ma contraffatta dalla mia interpretazione poco oggettiva e molto soggettiva. In fondo, ero una bambina e, come tale, pronta ad apprendere, ma non sempre le spiegazioni arrivavano, o mi venivano date secondo le convinzioni personali di chi aveva ricevuto la mia richiesta.
Mi ritrovai, quindi, ad affrontare i miei coetanei come un soldato fa con un nemico sconosciuto, sempre in guardia, e pronto alla difesa. Per cui ogni nuovo avvenimento era sicuramente da esaminare e suscettibile di necessaria risoluzione.
Però, e c’è sempre un però, i miei sforzi non sempre avevano l’esito sperato e, per quanto mi impegnassi, non ottenevo un chiarimento ma una battaglia. Se, infatti, dicevo a mia madre che il tal compagno mi aveva tirato le trecce o mi aveva rubato la matita, per lei diveniva motivo di attacco e, armata di malcontento, si presentava alla maestra per effettuare reclamo. Puntualmente la povera insegnante cercava di farle capire che queste piccole cose sono normali e che non bisogna allarmarsi per così poco. Ma la mamma si rifiutava di soprassedere, e ancora più agguerrita si ripresentava al minimo accenno di torto subito.
Ora, non che io fossi scontenta delle difese di mia madre, ma mi rendevo conto che le sue invasioni cominciavano a darmi fastidio, tanto più che non si arrivava a capo di nulla. I compagni continuavano a prendermi di mira e la maestra non si adoperava perché ciò non avvenisse.
E fu proprio il disinteresse che vedevo in lei ad ispirarmi per la soluzione di un mio grosso problema: dovete sapere che la mortadella mi piace se è tagliata sottile, mentre non sopporto quella formato famiglia tagliata in maniera grossolana, e dal sapore discutibile. Dov’è il problema mi chiederete voi. Ebbene, mia madre mi farciva il panino, da portare all’asilo come merenda, con quella per niente deliziosa specie di affettato.
Quindi, come risolvere la questione senza che nessuno se ne avvedesse? Buttarla via non potevo o l’avrebbero trovata nei cestini dell’asilo. Né avrei potuto sperare di convincere qualcuno a mangiarla in mia vece. Non mi rimase che l’unica soluzione fattibile: inserirla di nascosto tra le pagine dei libri dei miei compagni. In fondo cosa c’era di male? Una volta a casa l’avrebbero trovata e gettata via sollevandomi dalla fatica, e tutto sarebbe finito lì.
Non tutto, però, andò per il meglio, perché la maestra se ne accorse e chiamò mia madre per avvertirla del mio discutibile comportamento. Ma lei, con fare tranquillo e deciso, le rispose:
“E cosa vuole che sia? É solo una bambina!”

28 pensieri su “Un bel panino

  1. Una bambina decisamente sveglia, un modo di raccontarlo delicato ed ironico. Ah se solo le mamme sapessero cosa passa davvero nella testa dei loro bambini a quell’età forse renderebbero tutto più semplice ma anche più noioso.

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