Mi è tornata in mente, in questi giorni, una scena che mi ha, diciamo, sorpresa molto: un padre nell’atto di strappare le foto dei figli.
Non voglio giudicare l’uomo, perché comprendo che, in momenti di sconforto o nervosismo, chiunque può compiere azioni non sempre ritenute valide. Ma vorrei, invece, interrogarmi riguardo al perché le foto vengono distrutte.
Una fotografia è certamente quello che più ci ricorda ciò che ci fa male, l’impatto visivo è forte e questo è risaputo. Ma essa rappresenta anche un istante della nostra vita, e nel momento in cui ce ne priviamo, anche un ricordo di noi viene perso. E mi chiedo se sia giusto.
Le foto sono momenti vissuti, voluti, assaporati… Ci hanno fatto emozionare e aiutato a guardarci dentro. Eppure sono la prima cosa che siamo disposti a rifiutare appena una storia finisce. La delusione e la rabbia per la perdita ci assicurano che non rimane altra scelta e che la rimozione totale sarà per noi benefica.
A questo proposito mi vien da pensare al cambio di inquilini in un appartamento. Ogni volta, chi arriva ripulisce e dà il bianco, e tutto è pronto per accogliere una nuova vita.
E allora mi chiedo: è forse questo il punto? Miriamo, ogni volta, ad una nuova vita, resettando tutto? Ricominciamo daccapo nella speranza di fare meglio?
Volendo avvalorare questa ipotesi, però, non possiamo non pensare anche al desiderio che l’uomo ha di vivere più vite diverse e a quanto questo risulti in contraddizione con la sua disponibilità a perdere il ricordo delle esperienze vissute, non appena esso risulti insopportabile.
Certo, poter scegliere quali storie vivere e come viverle sarebbe un vantaggio, ma ci soddisferebbe? E, infine, non sono forse necessari i ricordi, perché accettandoli accettiamo noi stessi e le nostre scelte?
Penso che la potenza del ricordo in sè sia indipendente da qualunque cosa terrena. Sono convinta però, che ogni qual volta ci si accinga a ripescarsi in una foto, a guardare in faccia quei volti che magari non sono più parte della nostra quotidianità, il ricordo assuma una valenza magica, che ci riporta ad emozioni e ai sensi vissuti quel tempo.
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secondo me è più un atto simbolico. Riconosco il mio passato ma ora mi stacco da ciò che è accaduto. Non lo cancello, ma mi libero dal dolore e ricomincio.
Ovviamente è un gesto strettamente personale e ognuno da un valore diverso a seconda delle emozioni e del suo vissuto.
un abbraccio
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anche io credo che strappare una foto sia un gesto più che altro catartico. E’ come se, distruggendo un oggetto materiale, ci convincessimo di aver rimosso anche il ricordo di quella persona. Purtroppo sappiamo che non è così ed il farlo può soltanto darci quella sensazione per qualche minuto e non di più.
Posso comprendere, riferendomi al tuo esempio, che si distruggano le foto dell’altra persona in una relazione di coppia, ma un padre che distrugge le foto dei figli lo trovo un gesto davvero terribile…
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Mmm io adoro la fotografia. Fotografo da quando avevo 6 anni…ma ciononostante diffido delle foto. I ricordi sono plastici…si modellano sul presente da cui ti giri indietro a guardare. Le foto hanno una immobilità che secondo me i ricordi li costringe dentro confini angusti. Quindi direi che si, anhe se pare brutto forse strappare non è cancellare ma cambiare la tavolozza e la tela su cui dipingere i ricordi. Per esser liberi di ricordare come meglio ci aggrada volta x volta.
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Il dubbio della validità del gesto viene anche perché, in caso di catastrofe, tra le cose che si ha timore di perdere cisono proprio le foto…
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Si hai ragione! Ultimamente mi è capitato di riflettere proprio sul rapporto foto/ricordi e ho notato che le foto oltre a confinare il ricordo, in un certo qual modo lo modificano a volte, (soprattutto quando questo ricordo è così lontano da essere evocato proprio grazie alla foto) e sono arrivata alla conclusione che probabilmente senza la foto non sarebbe affiorato da solo e forse proprio per questo il ricordo non è proprio genuino! Sono contorta nella spiegazione forse, ma parlo di ricordi lontani cancellati da eventi della vita! 🙂 scusate l’invasione di campo e molto tempo dopo da questa discussione !
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Però è anche vero che le foto ci aiutano a ricordare, uno spunto da cui partire…
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si, la mia paura è il ricordo falsato ….. non so se possano aiutare quando il ricordo è rimosso!
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Il ricordo può essere falsato quando ci cresci insieme e ti viene passato e spiegato da altri, ma se l’hai vissuto sarà sempre vero
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Hai colto nel segno per questo l’ho definito falsato, perché manca il ricordo del vissuto !!
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In tal caso è indotto, ma se è tuo e l’hai solo dimenticato con la foto ritorna. E poi la foto aiuta a condividere…
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Si indubbiamente il valore delle foto e quanto in alcuni casi possano riempire, colmare, tramandare ecc, non si discute!!!
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Per questo distruggerle mi sembra una perdita senza riparo, se sono quelle di un figlio la cosa rattrista ancora di più…
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questo lo condivido pienamente è assurdo! Io non ho distrutto neanche foto di persone poco importanti nella mia vita che hanno cercato di farmi molto male perciò chissà da cosa può scaturire un gesto così non penso neanche rabbia … poi ognuno di noi è diverso.. un figlio poi aaaa 😦
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C’è la speranza di resettare tutto e ricominciare, ma allora dovremmo resettare anche noi stessi cancellando ciò che siamo, perché siamo fatti di ricordi…
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no dai, non si può resettare un gatto, come si fa a resettare un figlio, no! Il punto è che certe persone ci riescono come riescono a sparire lasciando le famiglie e ricominciando altrove, penso che deve far parte del dna, come se fosse una predisposizione ad una forma di ‘insensibilità’ forse non è il termine appropriato . Siamo fatti ANCHE di ricordi (oltre che di presente e futuro se concesso), ricordi che possono essere pericolosi perché possiamo rimanerci letteralmente incastratati e possono corrodere l’anima senza lasciarci proseguire il nostro cammino e poi ricordi che, come una bella pianta, sono vivi, ci ‘adornano’ la nostra vita che, appunto continuiamo però in modo sano a vivere!
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Distruggendo le foto del figlio quel padre ha eliminato la coscienza di ciò che non ha saputo (o voluto) essere… Ma ha dimenticato il senso di colpa che comunque resterà sempre
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Beh direi nessuna invasione hai commentato decisamente a proposito! Quanto al tempo…qui sul blogomondo non ci sono fusi orari anzi gli orari si sono fusi…eh sì le foto possono tanto per tanto tempo
.
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Ciao Avvocatolo, conosci la mia nuova amica? Da lei puoi trovare tante cose carine… tu che hai una bimba
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proprio così! sulla mancanza di orario penso sia una degli aspetti che amo veramente del blogworld … si potrà dire pure così? va bene volevo abbreviare oggi sono particolarmente pigra! 😉
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Il ricordo, sovente, vuole essere carezzato con gli occhi e quando, l’ immagine, non ha più valore di esistere:
lo distruggiamo con un gesto. Ma resta il perenne nell’ anima, il vissuto del momento
Un sorriso di buon weekend
Mistral
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Anche a te!
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Proust Non avrebbe mai scritto la sua opera senza la memoria. A mio modesto parere la memoria è fondamento della nostra vita e sarebbe bene non tralasciare mai nessun ricordo.
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ti segnalo questo bellissimo episodio di Black Mirror: parlando di ricordi, penso si sposi molto bene con il tema del tuo post…
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Lo guarderò con piacere. Ti ringrazio per la segnalazione.
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