L’universo (non) amore

Questo non è un blog d’amore. Qui non si viene per perdersi in una poesia romantica né per esaltare i sensi. Qui si viene per pensare a com’è vivere senza amore. Perché, per quanto ci si sforzi, non si può vivere senza sentirsi amati.
Purtroppo, non siamo capaci di vivere solo per noi stessi. Abbiamo bisogno di appartenere a qualcuno e che questi ci dica, anzi ripeta, quanto siamo importanti.
Che sia una madre, un innamorato o un amico, la nostra richiesta di affetto, di considerazione, di rispetto sarà costante ed inesauribile.

Certo, è un discorso vecchio e trattato infinite volte, ma ci siamo mai soffermati a pensare quanto sia considerato banalmente normale? Abbiamo mai tenuto conto di quanta influenza la mancanza di sincerità e di coerenza, da parte di chi dice di amarci, possa avere sulle nostre scelte?

Chi di noi non ha detto almeno una volta: “Almeno tu…!”?
Almeno tu, dovresti capirmi, aiutarmi, credermi, sostenermi, amarmi! Almeno tu sii coerente, non cambiare modo di agire e di pensare senza motivo, non lasciarmi nel dubbio, nella solitudine, costringendomi a ricercare una consolazione capace di zittire la paura, perché per non sentirla sarò costretta a non ascoltarmi.
Ed è questo il punto: spesso non resta, come unica soluzione, che l’annientare se stessi. E il problema non esiste più.

Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo!
non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero…

In questa splendida canzone scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, e cantata dalla bravissima Mia Martini, è racchiuso il senso dell’essere amati. Amore come certezza, sicurezza, forza.
Perché che amore è se non ci nutre, ma ci distrugge?

71 pensieri su “L’universo (non) amore

  1. L’amore che non ci nutre ma ci distrugge a volte lo si alimenta con l’illusione che le cose cambino, che diventino migliori e ci si dimentica della realtà, rimanendo intrappolati in un vortice di speranze che non sono mai esaudite, come i sogni dal quale non vorremmo mai svegliarci.

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  2. Dimmi che mi ami…anche se mi inganni.
    Sentire e sentirselo dire è come una buona medicina: allevia i dolori della vita e ci lascia l’ illusione di un attimo
    L’ amore è vita ma ci lascia, a volte, “morire”
    Grazie mille
    Un sorriso da Mistral

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  3. Se c’è una cosa che ho imparato è che l’amore aggiusta e distrugge senza particolari spiegazioni e senza motivi plausibili. Ciò che il giorno prima fende deciso le onde del mare come un transatlantico il giorno dopo può affondare come la Concordia. È molto più spesso l’errore umano – la scelta che si fa, la decisione che si prende, l’interpretazione che si dà – a causare repentini e radicali cambiamenti. A quel punto la speranza che esista davvero quel “quid” in più (l’almeno tu) è l’ultima cosa a cui aggrapparsi. Tuttavia, comunque vada poi a finire, ne vale sempre la pena. Un attimo di felicità può ripagarti di lunghe sofferenze. Intense le tue considerazioni… complimenti! Ciao. Piero PS ho risposto a un tuo commento sul mio blog poco fa e all’improvviso mi si è impallato il pc, non credo di aver causato danni ma il tuo commento prima è sparito, poi è finito negli spam e infine l’ho recuperato. Mi spiace, non è stata colpa mia.

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      • Però, con un po’ di applicazione, tre su cinque si riesce almeno a prevenirle o modificarle… Ne restano sempre due, d’accordo, che forse sono le più imponderabili… 😉

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      • Senza dubbio. Ma in certi contesti gli obiettivi devono essere necessariamente dinamici, un po’ come iniziare a suonare in 3/4 e continuare in 6/8, che sono due misure musicali diverse.

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      • Ma può subire dei correttivi… se mettiamo da parte gli obiettivi aziendali che sono soggetti a regole di verifica e taratura che sono molto particolari perché risultano da sofisticati processi di analisi, quelli personali noi siamo naturalmente portati a settarli con l’asticella più in alto possibile. Ed è corretto. Altrimenti non saremmo abbastanza ambiziosi per aspirare e ottenere sempre il meglio. In campo sentimentale, però, bisogna imparare ad abbassare di tanto in tanto le aspettative. Ciò mette al riparo dalle delusioni e se ciò che si era progettato accade, sembra qualcosa di straordinario. Lo so è un approccio di non facile condivisione. Per arrivare a questo bisogna aver affrontato situazioni davvero rocambolesche, tipo il bianco che diventa nero.

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      • In amore, un po’ ci si adegua l’uno all’altro. Se non lo si fa non funziona. Ma l’adeguamento deve essere spontaneo e reciproco o si rischia di prevaricare l’uno sull’altro. Comunque, nessuno dovrebbe svalutare se stesso per compiacere o conquistare. E’ anche vero che a volte non vogliamo vedere per non perdere un’occasione che ci sembra irripetibile.

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      • È proprio questo il punto, sai? Ci nascondiamo dietro le nostre paure di prevaricare o viceversa di esserlo, perché temiamo di rovinare tutto. La forza e il trasporto che sentiamo nei confronti dell’altro soffocano o azzerano del tutto la nostra empatia, che solo le leggende metropolitane definiscono connaturata o viceversa assente. In realtà, la capacità di immedesimarci nell’altro e di guardare i fatti dalla sua prospettiva ce l’abbiamo tutti ma non la esercitiamo e sfruttiamo abbastanza. L’empatia può aiutare a dare all’altro ciò che lui/lei si aspetta, evitando le sovrastrutture mentali che invece si è naturalmente portati a fare, quando ci si pone il problema se si è abbastanza e se si riesce a dare abbastanza.

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  4. L’amore che distrugge non esiste. Possono esistere le conseguenze di alcune nostre scelte sbagliate. Ma l’amore in sé, quello vero, quello libero da dinamiche di compensazione e di calcolo, che lo snaturato e fanno sì che non sia più tale, ma che muti in qualcos’altro, vuoi in necessità di riempire un vuoto, vuoi in mero strumento per arrivare a un obiettivo che con l’altra persona non ha nulla a che vedere, ebbene l’amore puro non ha bisogno di tanti ragionamenti. È e basta. E quando si dice “almeno tu” è un po’ come dire all’altro “ti prego, cerca di essere quello giusto, cerca di non ferirmi, di non deludermi… in poche parole è un po’ un dire all’altro “ho una gran paura di viverti”. Più che di amore, questa canzone parla della fragilità umana. Legittima fragilità, purché poi si sappia andare oltre e vivere, ovvero amando davvero, liberi dalla paura, magari. La paura inquina l’amore. Meglio sarebbe riuscire a trovare il coraggio di amare, prima di pretendere amore. In tal senso per Irene Grandi mi pare che qualcuno abbia scritto una canzone che dice un po questo.

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    • È vero che per definizione l’amore non distrugge ma costruisce. Ma è altrettanto vero che l’amore puro dovrebbe essere teoricamente privo di pregiudizi, di secondi fini, di metri di misura e di comparazione, affinché possa essere nutrito e accrescersi. Ciò, a mio avviso, è il grande inghippo poiché la mente umana sa esaltare le emozioni così come sa farne scempio. E inevitabilmente sa anche distruggere l’amore.

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      • È interessante che anche qui si parli di pregiudizio (o di giudizio). Ne stiamo parlando con la padrona di casa su un altro suo post. Penso che molti dei limiti che sono propri dell’essere umano siano dati da questi fattori. Il giudizio di se stessi, che deriva spesso dal giudizio altrui, riesce a spegnere anche i sentimenti più accesi. Continuare a rimuginare su che cosa pensa l’altro di noi e su come noi “classifichiamo” l’altro in base a standard che poco o tanto ci sono arrivati dall’ambiente in cui viviamo, ci impedisce di vivere il sentimento in modo libero. Tutta questa sofferenza perché siamo sottomessi al giudizio. Le nostre insicurezze, le nostre p are, da che cosa derivano se non da questo? E se non ci fosse un modo per liberarci, troverei tutto questo così tremendo, limitante e triste.

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      • Quando si raggiunge un tale grado di consapevolezza il gioco è fatto. Liberarsi dalla paura di perdere l’affetto di chi ci giudicherebbe ancora e sempre però non è facile. Ma è possibile. Si può fare. Essere amati per come si è davvero e amare l’altro senza giudicarlo dovrebbe essere l’obiettivo primo di ogni interazione umana. ☺

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      • Se tu ti senti giudicata da una persona che dice di amarti, allora credo sarebbe cosa attenta guardare bene la qualità del suo affetto. L’affetto non porta a giudizio, ma a complicità e comune esame delle situazioni che si incontrano.

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  5. Sto seguendo il vostro dibattito e francamente trovo alcune vostre osservazioni molto sensate. Tuttavia, se posso permettermi, in amore più che la paura del giudizio, esiste la ricerca di conferme. Entrambi i componenti della coppia si alternano nei ruoli di “analizzatore” e “analizzando”. Uno dei punti cardine di questo sistema – dall’equilibrio molto precario – è a mio avviso il pregiudizio. Per essere più chiaro: cerco di capire se sono amato veramente valutando il comportamento della mia amata in una determinata circostanza, ma mi aspetto da lei che non adotti un comportamento a me sgradito oppure mi aspetto che si comporti sempre allo stesso modo, tanto la conosco. Vorrei che (questo) fosse amore… ma sembra tutt’altra storia.

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  6. Se Dora permette, mi vien da dire a Piero che quando io guardo la persona che amo non la analizzo, semmai la osservo, per averne un po’di più. E non mi aspetto che faccia questo o quello, perché in tal caso è un po’ come “se la volessi in certo modo”, ma magari a lui in quel momento va di essere in tutt’altro modo. E non penso di poter dire di conoscerla tanto da ritenerla prevedibile. Non conosco nemmeno me stessa tanto da sapere esattamente come reagirò in questa o quella situazione. Detto questo, ogni amore è un mondo a sé ed i confronti lasciano il tempo che trovano.

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    • La mia esperienza mi consente di affermare che si arrivi a conoscere l’altro/a – giuro che non è un luogo comune – meglio di se stessi. Non ho difficoltà ad accettare la tua analisi ma desidero aggiungervi il mio punto di vista che non è necessariamente, in quanto tale, vero o falso. È un altro modo di vedere le cose come evolvono dopo che le reazioni chimiche hanno ceduto il passo alla razionalità. Assolutamente d’accordo che ogni amore fa storia a sé. Anche se di calma piatta in giro ne ho vista e ne vedo tantissima. Grazie a Dora per l’ospitalità e grazie a te, il mio tributo…, per la piacevole chiacchierata. Buonanotte.

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  7. Nel mio piccolo, amo e ho amato quella canzone per l’illusione che canta, perché sai che quell’uomo non esiste eppure non puoi arrenderti, non puoi smettere di credere che esiste e di cercarlo comunque, che se smettessi di crederci forse non avrebbe senso la vita.

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  8. Mi piace molto ciò che scrivi, hai un tocco soave ma incisivo, scandagli l’animo umano interrogandoti e mettendoti in discussione. Hai messo su davvero un bel blog!

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